Anche il 2021 si è concluso e, come ogni fine, lascia un segno. Dicembre, dopo essersi vestito a festa con pranzi e cene in famiglia, addobbi, luci colorate e calore, ha portato con sé il tempo dei bilanci e delle riflessioni. Dicembre è stato il mese dell’attesa, tutto è stato sospeso, rimandato in attesa del un nuovo anno che segnerà un cambio di rotta nelle nostre vite. La fine dell’anno scandisce il nostro percorso di vita, la conclusione di una fase e il momento in cui si mette un punto per separare passato e futuro.
I bilanci non sono mai facili: spesso tendiamo a porre l’attenzione solo sugli aspetti negativi, a vedere il tempo sprecato, la sofferenza, le sfide perse e i momenti tristi. Ma ogni evento va pesato e bilanciato anche in relazione a ciò che ci ha insegnato, perché la nostra vita non si svolge secondo un copione programmato e in ogni situazione cerchiamo di agire secondo quello che, in quel momento, sembra essere il migliore dei modi. Ecco quindi che per fare realmente un bilancio di fine anno che non sia vano e inutile, dovremmo prenderci un attimo di tempo e riflettere con cura sui momenti difficili che abbiamo affrontato e capire che nuova consapevolezza ne abbiamo ricavato, ma anche riflettere in egual misura sui momenti felici e su ciò che ha portato un valore aggiunto a noi stessi e alle nostre vite.
A livello psicologico è molto importante fare il punto della situazione in modo oggettivo, perché solo così possono attivarsi meccanismi di cambiamento. Se la “fine” è il tempo mentale dei bilanci, l’inizio rappresenta quello dei propositi. E chi di noi non ha pensato a questo nuovo 2022 con i classici “dal nuovo anno…”? Gli inizi sono sempre carichi di entusiasmo, rappresentano un’occasione di miglioramento, di ri-pianificazione, di cambiamento. Ma anche i propositi spesso sono carichi di giudizi e il rischio è che il “fare meglio” diventi un imperativo troppo rigido e severo, un cambio di rotta troppo controllato e che tutto ciò, invece di avvicinarci a quello che davvero ci renderebbe felici, ci allontani.
Diversi studi mostrano come i buoni propositi per il nuovo anno abbiano in genere vita breve perché non riusciamo ad attenerci a linee di cambiamento eccessivamente nette e ricadiamo in abitudini ormai consolidate. Ci sentiremo di conseguenza frustrati, insoddisfatti e incapaci di realizzare ciò che ci eravamo preposti. In tutto questo processo ci sfugge però un dettaglio molto importante: perseguire la nostra felicità.
Forse dovremmo guardare meno a ciò che non va in noi, a cosa non facciamo bene. Dovremmo concentrarci invece su ciò che favorisce una piena espressione di chi siamo veramente e di cosa vorremmo per noi stessi. Questo implica quindi di pensare ai nuovi propositi di inizio anno come un’occasione di miglioramento ma non come un obbligo, avendo sempre la consapevolezza che ogni cambiamento, per essere profondo e reale, richiede tempo.
Pensiamo a quando è stata l’ultima volta in cui abbiamo fatto qualcosa veramente in sintonia con quello che sentiamo, in risonanza con ciò che siamo e vogliamo essere e non per senso del dovere o per rispondere ad aspettative altrui. Riflettiamo su quante volte diciamo No o Sì ma vorremmo fare il contrario, su quali sono le nostre vere esigenze, i nostri bisogni e su come soddisfarli. Cambiare davvero vuol dire affrontare un processo, una transizione da uno stato interiore ad un altro, vuol dire abbandonare parti di noi stessi e ricostruirne altre nuove. E ogni cambiamento implica una rottura, una frattura rispetto a ciò che eravamo prima e una perdita di equilibrio, quindi cambiare vuol dire anche tollerare quello stato di incertezza che precede la creazione di un nuovo equilibrio.
Queste le riflessioni che dovrebbero accompagnare ogni nuovo inizio, che corrisponda o meno alla prima pagina del calendario… perché per i cambiamenti siamo sempre in tempo.
Elena Cappa – psicologa di Castel Goffredo