Don Bergamaschi: l’Alfabeto del Coronavirus o della Rinascita (7a puntata)

15 Marzo 2021

Per l’ultima volta, essendo ormai giunti al termine di questo piccolo percorso, procediamo nell’analisi del nostro speciale “alfabeto” per la rinascita, perché la speranza è più forte del virus e della morte.

U … come “Umanità”.

Nell’evento tragico della pandemia sono emersi in tutta la loro forza il valore e la bellezza dell’umanità. Paradossalmente, persino la fragilità umana così evidente negli innumerevoli malati ricoverati o rimasti chiusi in casa ha evidenziato questo grande valore. Nel momento in cui l’umanità è apparsa in tutta la sua debolezza, al tempo stesso è cresciuta sempre più la considerazione della sua preziosità. Per un uomo così fragile e debole si sono spesi infatti tanti uomini e donne, hanno persino dato la loro vita medici e infermieri. Non solo: Dio stesso per questa creatura ha dato sé stesso. Ho riletto più volte in questo tempo di pandemia il meraviglioso Salmo 8 che scelsi per il giorno della mia ordinazione sacerdotale:” … che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato …”. Per questo, a quest’uomo ridotto oggi così miserevolmente in niente da un nemico invisibile, come è il Coronavirus, il Signore ha dato il primo posto nella creazione facendolo ‘poco meno di un dio’ e dà la sua vita per mezzo di Gesù, suo Figlio. Si chiedeva San Bernardo:” Non domandare, uomo, che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto Lui. Da quello a cui giunse per te, riconosci quanto tu valga per Lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità. Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato” (Bernardo di Chiaravalle, Discorso 1° per l’Epifania, 1-2). Anche di fronte alla super esaltazione della tecnologia, che in questo tempo ci è stata di grande aiuto, è emerso tuttavia come prima e soprattutto ci sia l’uomo che l’ha inventata e che è comunque superiore ad ogni social o mezzo tecnico, se si sente sempre di più invocare, anche dai giovani, la necessità di vedersi, parlarsi, ridere, arrabbiarsi e giocare insieme con i nostri corpi, ‘di poco inferiori a un dio’.

V … come “Vita – Vita eterna”.

Davanti a me scorrono le immagini di quella fila di automezzi militari che trasportavano le bare dei nostri fratelli e sorelle ai diversi cimiteri italiani. Immagini tanto più laceranti se pensiamo che questi nostri fratelli e sorelle se ne andavano senza una carezza, un saluto, un abbraccio da parte dei loro cari. E anche perché non avevano avuto degna sepoltura con rito religioso adeguato. Sì, il Coronavirus ci ha costretto a riflettere sulla morte. La morte, potremmo dire, ci è passata accanto, anzi ci sta raggiungendo anche adesso. Ma per noi credenti è stata l’occasione per ringraziare del dono della vita e riaffermare la nostra fede nella vita eterna. Diciamo nel Credo niceno-costantinopolitano:” Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen”. E in quello apostolico:” Credo la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”. Guai se mentre camminiamo lungo le strade di questo mondo perdiamo di vita la meta. Ci avverte San Gregorio Magno:” Se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare” (S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 14,3-6).

Z … come “Zaino”.

Zaino evoca la parola “viaggio”. La nostra vita è un viaggio, un cammino; ha una meta. Zaino è l’equipaggiamento che ci portiamo dietro, richiama la parola ‘essenzialità’. Nello zaino metti ciò che ti serve veramente, di cui non puoi fare a meno; il resto lo lasci a casa. In questo zaino vorremmo mettere le parole di questo alfabeto. Sono tante, è vero: ma sostanziali ed essenziali.

NB: nonostante ci troviamo nella stessa situazione dello scorso anno e sembra di non vedere la fine di questa emergenza sanitaria, con la precarietà dei dpcm e della strategia vaccinale, continuo ostinatamente a pensare a una rinascita, perché una vita nuova è sempre possibile. La Pasqua liturgica, ormai vicina, in Cristo Risorto mi dice continuamente che da Lui tutto può rinascere, rivivere, a vita nuova. Ma a partire dal Risorto: aveva ragione in tutto quello che diceva e insegnava. Basta ascoltarlo. La vittoria in Lui è assicurata. Buona Pasqua, buona rinascita.

(Fine)