Don Bergamaschi: “Una riflessione sul senso più autentico del riposo”

14 Agosto 2020

Avvicinandomi ai giorni del ferragosto, tradizionali occasioni del tempo di riposo e ferie durante l’anno per chi ha lavorato sodo in tutti gli altri mesi, mi sento di condividere con voi alcuni pensieri che prendono spunto innanzi tutto dall’esperienza di Gesù, ascoltata domenica scorsa nel Vangelo della tempesta sedata. Dopo aver dato da mangiare a cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini, Gesù “caccia via” (è un imperativo!) i discepoli, congeda la folla e poi se ne va tutto solo sulla montagna a pregare per tutta la notte. San Giovanni Crisostomo, nel suo commento al vangelo di Matteo, dice che: “Il Signore si comporta così per darci un nuovo ammaestramento: non dobbiamo cioè star continuamente in mezzo alla folla, né dobbiamo d’altra parte fuggire sempre la moltitudine; dobbiamo, invece, fare entrambe le cose con profitto, alternando l’una cosa e l’altra secondo la necessità e l’opportunità”.  (In Matth. 49,3)

Mi sembra davvero saggio quello che dice San Giovanni Crisostomo cogliendolo dal modo di fare di Gesù; nella nostra quotidianità si devono alternare momenti di grande impegno che ci mettono a contatto con le persone più diverse, con progetti spesso arditi, con desideri di realizzazione che richiedono da noi forti emozioni e fatiche, ma anche momenti di solitudine dove ritrovare noi stessi, le motivazioni profonde del nostro agire, ricalibrare i nostri impegni, ritrovare il rapporto personale con Dio Padre, sorgente di ogni bene. Continua san Giovanni Crisostomo: “La solitudine infatti è la madre della quiete, è un porto tranquillo che ci mette al riparo da ogni tumulto”. Ecco in sintesi il significato di un tempo di riposo come il ferragosto offerto a tutti quelli che ne sanno approfittare. Non si tratta di un ozio vuoto che può far cadere nella noia e che poi spesso finiamo per riempire di mille cose inutili che ci lasciano più stressati di prima, ma di un tempo libero dagli impegni quotidiani, ma pieno di vita, di vita interiore, di “lavoro” su sé stessi in compagnia di Un Altro di cui desideriamo saziarci e dissetarci “come terra deserta, arida, senz’acqua” (salmo 62). Poiché l’uomo è “fatto per Te, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te” (S. Agostino, Confessioni, 1), trovare il tempo, i luoghi, le condizioni per stare con Colui che sazia il nostro cuore e in Lui ritrovare anche gli altri in una relazione nuova, riconciliata, oltre ogni dolore o sofferenza causate dal peccato umano, allora è necessario e opportuno per portare profitto nella nostra vita.

Auguro a tutti che questi giorni siano occasione di rigenerazione interiore nel modo che ho cercato di esprimere in queste poche righe. Quest’ anno abbiamo avuto molti giorni per stare in “solitudine”, ma spesso erano giorni “obbligati” dalle norme contro la pandemia, e si sa che quando l’uomo deve fare una cosa perché costretto, spesso non lo fa bene o quella cosa non gli serve per crescere. L’estate invece è qui alla portata di tutti perché “scegliamo” responsabilmente un tempo di riposo, riempiendolo di energie per riprendere con maggiore consapevolezza e maturità il cammino della nostra esistenza quotidiana.

Buon ferragosto!