Le comunicazioni del parroco riguardanti il controllo fiscale in parrocchia

12 Dicembre 2022

Carissimi fratelli e sorelle di Castel Goffredo, come parroco mi sento in dovere di comunicarvi che cosa è successo in questi ultimi giorni alla nostra parrocchia, secondo lo spirito di condivisione fraterna con cui ho sempre reso partecipi tutti di quanto riguarda la vita della nostra comunità, anche se questo racconto non è piacevole, specialmente in vista delle feste ormai vicine. Si è concluso in settimana il controllo dell’Agenzia delle Entrate alla nostra parrocchia durato venti giorni, riguardante l’anno fiscale 2019. Non è stato verificato nulla di sbagliato circa la denuncia IVA e dei redditi della parrocchia, e di questo ringrazio gli amministratori parrocchiali e gli studi commerciali che svolgono il loro servizio professionale in modo gratuito per la parrocchia, per il lavoro che hanno svolto e che continuano a svolgere a suo servizio. Ma alla fine, dopo che sono stati controllati tutti i conti della parrocchia nelle sue attività istituzionali, sono state ugualmente contestate alla parrocchia e quindi direttamente a me, in quanto legale rappresentante, tre violazioni:

La prima violazione: che gli affitti, regolarmente denunciati, hanno beneficiato dell’agevolazione al 50% dell’aliquota IRES, come da legge per gli enti religiosi, ma, dopo avere pagato le tasse, i redditi, l’IMU e il contributo alla Diocesi, abbiamo utilizzato i rimanenti incassi per pagare il debito del Bar Casa del Giovane, e questo non è ammesso dall’Agenzia delle Entrate perché il bar viene considerato solo ente commerciale, e quindi l’aliquota deve essere applicata per intero al 100%. In realtà abbiamo fatto presente che la Casa del Giovane è sempre stata considerata una attività della parrocchia con uno scopo educativo nei confronti dei giovani, specie dopo la terza media, e delle famiglie, per la loro aggregazione buona, per educare a comportarsi bene e anche a parlare bene senza bestemmiare e per raggiungere anche tutte quelle persone che non vengono direttamente in chiesa, in spirito davvero missionario. Anche il dettato della legge n. 222 del 1985 recita che le opere di religione e di culto, secondo lo Stato, sono:” quelle dirette all’esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, alla educazione cristiana”. Finalità quindi educative che sovrintendono al nostro bar, pur essendo una attività commerciale che rispetta, per questo, quanto la legge stabilisce. La Casa del Giovane fa parte dell’identità storica della nostra parrocchia ormai da più di cento anni, e il nostro don Aldo Moratti, se sentisse e vedesse quanto successo, si rivolterebbe nella tomba. Ma i tempi mutano. In realtà noi, fino al 2018, su consiglio dei nostri commercialisti, avevamo sempre pagato l’aliquota IRES al 100%, perché la materia in questione è irta di insidie, ma la Curia Diocesana intervenne dicendoci che pagavamo troppo di tasse, anche più del dovuto, e che applicando la legge sugli enti religiosi, che comunque possono anche svolgere attività commerciale, dovevamo applicare l’aliquota al 50%, anzi dovevamo, secondo la Curia, recuperare anche il pregresso. Allora, lasciando perdere il passato, ci siamo adeguati al dettato curiale per gli anni a seguire. Ecco che è arrivato il controllo proprio sul 2019 contestando questo punto. Interpellata la Diocesi, consegnati ad essa i verbali e tutto il materiale, fatta presenta la necessità di una sua presenza, come Diocesi, all’incontro con l’Agenzia delle Entrate, il risultato è stato questo: assente. E noi abbiamo preso la contravvenzione. Ma non capisco perché, dopo aver incassato gli affitti e pagato le dovute tasse, il proprietario debba anche sottostare al dettato della Agenzia delle Entrate per dire se, come e quando possa spendere quei soldi lecitamente acquisiti. Se la parrocchia ha delle attività che ritiene di dover sostenere per storia, per affetto, per opportunità pastorale, le sostiene con le risorse che ha a disposizione e nella sua libertà. Se non va bene l’agevolazione del 50% dell’IRES per gli enti religiosi, con l’intento di riconoscerne anche il valore sociale, allora la si tolga e si metta la tassa al 100%, senza far vedere di dare una agevolazione e poi produrre tutta una serie di leggi e leggine, circolari e commi (ben 6 pagine prodotte nel verbale!) per togliere di fatto questa agevolazione. Mi pare che attraverso questo controllo fiscale di fatto si riduca la libertà della parrocchia nella sua azione pastorale che ha radici storiche e sociali profonde, di fatto negando alla Casa del Giovane di poter operare; e voi conoscete tutta la storia della Casa del Giovane, che dal settembre 2020 comunque non è più gestita direttamente dalla parrocchia pur rimanendone una sua espressione tipica.

La seconda violazione: che il cinema San Luigi, ormai da molti anni non più usato per le proiezioni, è stato presentato come uso pastorale, mentre per l’Agenzia delle Entrate è solo un ente commerciale. In realtà, in accordo con l’amministrazione comunale, abbiamo deciso di dedicare il nostro teatrino, unica sala della comunità per il paese, oltre che alle esigenze specifiche della nostra parrocchia, anche a tutte le associazioni di volontariato che vogliono promuovere qualche evento, e alle scuole, gratuitamente, con l’unico fine di sostenere la dimensione sociale e culturale della nostra comunità, cui la parrocchia contribuisce con la sua azione e la sua promozione del bene comune secondo i suoi fini istituzionali (cfr. Gaudium et Spes del Concilio Vat. II e il dettato del Nuovo Accordo tra lo Stato e la Chiesa del 1983). Il comune si è accollato l’onere delle utenze e una minima manutenzione ordinaria, e anche per questo ha tolto alla parrocchia la tassa dell’IMU sul cinema, mentre la parrocchia sostiene tutto il resto (assicurazione, sicurezza, manutenzione degli impianti e dell’immobile, …) e le associazioni promuovono le loro iniziative, in uno spirito di leale e sincera collaborazione per far crescere la vita di Castel Goffredo. Tutto questo senza nessun tipo di reddito commerciale; ma l’Agenzia delle Entrate invece non ritiene tale uso proprio per la parrocchia, perché come tale il teatrino è un ente commerciale e quindi va tassato. Questa interpretazione del dettato legislativo è molto limitata e di fatto tende a ridurre l’attività della chiesa alla sola dimensione di culto chiuso dentro le mura della chiesa, lasciando fuori tutta quella dimensione missionaria della promozione umana, tra cui molto rilevante è la carità culturale e non solo di elemosina. Non so se saremo in grado di mantenere il teatrino a servizio di tutta la cittadinanza. E continuo a non capire perché si voglia limitare l’attività della parrocchia, detta di “religione e di culto”, praticamente solo alla chiesa come immobile e alla sagrestia. Papa Francesco ci invita ad una Chiesa “in uscita” mentre qui si tende a rinchiuderla. La nostra parrocchia è sempre stata una parrocchia viva e sociale, presente sul territorio, e adesso scopriamo che invece qualcuno dice che non va bene. Prepariamoci al peggio.

 La terza violazione: che l’Oratorio ha ricevuto un contributo da una associazione per una attività con i ragazzi, che, secondo l’Agenzia delle Entrate, andava tassata anch’essa. Nella normale dinamica delle sue attività per i ragazzi l’oratorio incontra delle spese e anche tante, come ogni famiglia affronta per sostenere la vita e la formazione dei propri figli. Chiunque può sostenere l’oratorio: privati o associazioni o enti pubblici, ma sempre con elargizioni liberali oppure con offerte. Raccomando che tutti coloro che frequentano l’Oratorio facciano la tessera ANSPI, altrimenti non siamo in regola per le nostre attività. Nella sua attività non penso proprio che l’Oratorio abbia svolto attività commerciale, e prova ne è che la parrocchia lo sostiene continuamente. Per questo rivolgo un ringraziamento particolare alle nostre suore e a tutti quelli che si dedicano a quest’opera educativa così importante.

Secondo i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, pur affermando che la parrocchia ha svolto il suo fine istituzionale decisamente prevalente rispetto a quello commerciale, lecito e riconosciuto, i casi sollevati dicono che siamo evasori per il fisco, e quindi la parrocchia dovrà pagare per il 2019 dai sette agli otto mila euro, e altrettanti per il 2020 e il 2021, tassando di fatto le offerte della Chiesa. Poiché sono il rappresentante legale della parrocchia, essendo mia la responsabilità, dovrei pagare personalmente tutto quanto, ma vi dico francamente che non ho le possibilità di farlo. Quindi, per l’onorabilità che devo alla mia persona, alla mia famiglia e alla parrocchia che ho l’onore di rappresentare, comunicherò quanto occorso ai Superiori rimettendomi alle loro valutazioni. Mi sento profondamente amareggiato da questo fatto e condivido la sensazione di disagio che molti di voi hanno già esperimentato nei confronti del fisco, che non è proprio il caso di chiamare amico, come si vuol far credere. Mi rincresce per il danno economico e morale arrecato alla parrocchia, e mi affido solo al Signore Gesù che mi è sempre stato accanto e in cui trovo la mia pace. Vostro don Giuseppe.