“Fuori dal tempio i mercanti”: il commento al Vangelo della domenica

6 Marzo 2021

Non so se il Signore fosse presente e visibile oggi come si comporterebbe con noi, se ripeterebbe la scena arrabbiata e piena di zelo. Non si tratta di cacciar fuori dalle nostre chiese qualcuno che diremmo indegno. Piuttosto invece si tratterebbe di rendere pura e adeguata la nostra fede, perché sia davvero il luogo dell’incontro con Dio. Quello che leggiamo nel brano del Vangelo si riferisce alla storia e alla mentalità di quel tempo, quando il tempio era il segno e il luogo dove l’ebreo trovava la presenza del suo Dio. Di conseguenza la presenza di attività che confondevano questo valore insostituibile era una profanazione inammissibile. Cristo, il nuovo tempio (colui che ci fa incontrare Dio personalmente) sgombra il luogo santo perché non sia luogo di truffa ed inganno.

Accogliendo il messaggio e riflettendolo a livello personale possiamo comprendere molti aspetti. Dicevamo prima che non è un luogo esterno da purificare, ma l’interiore della nostra vita. e allora viene subito necessario chiederci dov’è il nostro tempio interiore, cioè il luogo dove ci troviamo a tu per tu con Dio? Uscendo dalla parafrasi ci chiediamo com’è il nostro modo di incontrare Dio e metterci in preghiera davanti a Lui? E’ vero che spesso siamo condizionati da molte cause che non dipendono da noi a partire dal nostro stato d’animo, dalle vicende che succedono attorno a noi, dal tempo che abbiamo a disposizione … ma la domanda che ci deve condurre è se in quei momenti noi “incontriamo” veramente il Signore e non andiamo alla ricerca di noi stessi.

E’ una differenza sottile, ma necessaria. Cristo, scacciando i mercanti dal tempio ha visto il forte contrasto tra le esigenze pure del luogo santo tutte orientate a far esaltare Dio in tutta la sua potenza e le attività che venivano svolte orientate ad interessi privati nei quali Dio viene umiliato a scopi puramente individualistici e, peggio ancora, in questa stato di cose l’uomo non realizza la sua vita. Il tempio di Gerusalemme, come quello della nostra vita interiore esige che il credente lo raggiunga pienamente libero e disponibile, oserei dire, spoglio di tutte le esigenze o pretese umane, nella consapevolezza che lì incontra l’Altro, Colui che è diverso da te, che non scenderà mai a compromesso con i tuoi desideri o pretese. Dio che vuole sempre incontrarci non potrà essere colui che ci accontenta, perché Lui è TUTTO. La vera realizzazione della nostra vita non è avere una grazia in più o un miracolo che ci sorprende, è incontrare Dio e riconoscerlo. Noi siamo “mercanti” come quelli che ha scacciato Gesù dal tempio quando pensiamo di incontrare Dio e in qualche modo vorremmo che fosse a nostro servizio, perché in quel momento i nostri interessi emergono in confronto a Lui stesso, diventano il nostro dio da servire.

Dobbiamo liberare il tempio di Dio che è in noi e in mezzo a noi, ma tutta la Chiesa deve liberarsi dai mercanti di turno che la occupano abusivamente. La Chiesa è per sua costituzione il luogo dove si trova Dio. Ogni volta che qualcuno, anche se ministro o comunque addetto, se ne serve per scopi personali, ne fa uno scempio, la snatura, la usa come merce di scambio. Per cui è necessario vigilare perché non ci siano simili infiltrazioni.

Da ultimo vorrei fare un accenno al gesto di sfida lanciato da Gesù: “Distruggete questo tempio ed io in tre giorni lo ricostruirò”; il Vangelo commenta dicendo che non lo compresero perché parlava del suo corpo. In realtà Gesù annunciava la sua risurrezione come condizione stabile e definitiva del rapporto Dio – uomo. Cioè il luogo vero nel quale possiamo incontrare Dio non è una costruzione di pietre, ma Cristo glorificato nella passione, morte e risurrezione. Quella condizione alla quale anche noi siamo partecipi mediante il Battesimo, nella vita di Grazia a cui siamo chiamati a partecipare.