Il Natale al Gelso di Castel Goffredo, dove l’amore sconfigge la pandemia

23 Dicembre 2021

Ed è di nuovo Natale. Chiedo ai miei ospiti ma quand’è Natale? È scontato che mi rispondano il 25 dicembre, gli anziani sono semplici, proprio come i bambini, non fanno grandi voli pindarici. Ma qui alla Rsa Il Gelso è Natale tutti i giorni dell’anno, quando ci accingiamo ad affrontare questa grande fatica di vivere con il sorriso e grattiamo nel fondo del cuore per trovare nuove speranze.

Un altro Natale rinchiusi, come carcerati, senza avere la possibilità di abbracciare un figlio, un nipote, un amico. È da fine febbraio 2020 che le porte del Gelso sono state sprangate e da quel giorno niente è stato più come prima; credevamo, speravamo, in qualcosa di passeggero e veloce, mentre queste vite solcate da anni e rughe dovevano conoscere anche la pandemia. La grande paura, soprattutto per noi più deboli, ci ha portato ad essere isolati dagli altri, ad usare le chiamate o le videochiamate per comunicare coi nostri cari. Sono passati quasi 22 mesi, tante cose sono decisamente migliorate: quest’estate in giardino potevano incontrare i nostri cari, senza toccarli. Adesso due parenti possono entrare, con mascherine FFP2, green pass e a sempre a distanza. È già qualcosa. Ma il prezzo è veramente alto.

I nostri nonni sono stati i primi a ricevere le dosi del vaccino, anche le terze dosi. Questi pulcini senza voce, che accettano il loro destino senza ribellarsi, hanno già fatto a pugni mille volte con la vita e adesso sono stanchi, si fidano. Mi insegnano a sorridere e ad affrontare la vita con serenità e fiducia, soprattutto nei confronti di chi si prende cura di te, perché mi dicono: “È sempre stato così: il più forte in famiglia ha sempre portato la legna in casa per tutti”. È una ruota che gira.

Così gli operatori si fanno in quattro, in mezzo a mille difficoltà per essere le mani, i sorrisi, gli occhi che oggi mancano ai nonni del Gelso. È un’impresa difficile, pesante, ma assai gratificante. Noi operatori ci siamo oggi, così come nella prima fase della pandemia, quando eravamo nell’occhio del ciclone e abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo, facendo tutto quello che andava fatto e anche di più.

In questi giorni prepariamo i canti natalizi col nostro coro, i sacerdoti vengono a dir la Santa Messa una volta alla settimana, in totale sicurezza è venuto a trovarci un simpatico mago, l’albero e il presepio ci ricordano che è festa per tutti, e noi a tutti voi auguriamo buone feste.

Nicola Armanini