La Domenica delle Palme ci introduce nella grande settimana detta “santa”

1 Aprile 2023

Con questa Domenica delle Palme la Chiesa entra nella grande settimana detta “santa” perché fa solenne memoria della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. L’itinerario quaresimale di conversione e penitenza ci ha così condotti a contemplare il vertice della vicenda di Gesù: la crocifissione-risurrezione, letta alla luce delle Scritture, colta come mistero di totale obbedienza al Padre che assume il volto della donazione ostinata del Servo (1^ lettura). Un’esistenza che sembra terminare sul legno della croce ma che – diversamente dal pensare umano – apre alla glorificazione (2^ lettura). Il vertice della Liturgia della Parola è la lettura della Passione; ad essa, più che alla processione delle Palme, occorre volgere la nostra attenzione. Colui che viene a liberare i poveri e i sofferenti fa l’esperienza della sconfitta, del silenzio di Dio, della morte. Il “buon pastore” diventa “l’agnello immolato”, il seminatore diventa il grano che muore, il Signore diventa il servo sofferente annunciato dai profeti (Is.50,4-7). Il crocifisso non appare solo come uno sconfitto: egli è, per tutti i presenti, il “maledetto da Dio”. Questa situazione è indicata dal modo stesso dell’esecuzione della morte: “Maledetto colui che pende dal legno” (Dt.21, 21-23). Così ai piedi della croce gli avversari di Gesù possono “giustamente” trionfare: non solo hanno eliminato un importuno, ma il giudizio stesso di Dio sembra essere dalla loro parte.

“Ai piedi della croce si scontrano due modi di credere, e Gesù in croce ne è la discriminante: da una parte, chi è disposto a credere unicamente se Gesù scende dalla croce; dall’altra chi crede proprio perché rimane sulla croce. Al centro di questa tensione Gesù e il Padre. Gesù si rivolge al Padre con una domanda: ma il Padre tace. La voce che ha parlato al battesimo e alla trasfigurazione qui tace. E Gesù muore con una domanda, con la domanda. Non è sorprendente?” (B. Maggioni). Della morte di Gesù la fede cristiana crede che è il luogo supremo dell’amore di Dio per gli uomini. Di questo Dio che si fa conoscere come l’inconoscibile, che domanda di accettarlo nella sua imprevedibilità, nella sua realtà “scandalosa” come dono fino alla croce, i cristiani testimoniano nella loro vita un amore come autentica donazione. Solo nella loro vita di generosità, di dono, di sacrificio, di agire in perdita, di gratuità, di apertura agli altri nelle differenti vocazioni si manifesterà il volto di Dio Padre che è Gesù, a differenza della logica mondana che invece si nutre di calcolo, di interesse, di indifferenza, di chiusura, di ricerca di sé ad ogni costo e che fa vedere il volto deturpato dell’uomo e di Dio. Questo è il mistero che oggi celebriamo. Gesù è certamente il re, ma un re Crocifisso!

Don Giuseppe Bergamaschi – parroco di Castel Goffredo