“Riverenza verso il sacerdote”: una riflessione all’inizio dell’Anno Pastorale

2 Ottobre 2018

All’inizio del nuovo Anno Pastorale 2018 – 2019 che con domenica 7 ottobre, Festa della Madonna del Rosario, darà inizio a tutti i cammini formativi per sostenere la fede dei piccoli e dei grandi, passando per gli adolescenti e i giovani fino agli anziani, mi sento di dire una parola sul significato della presenza del sacerdote in una comunità, considerato tutto quello che dicono i mass media circa gli scandali dei preti in varie parti del mondo (come se fossero tutti così!, ma non è vero!), e alla luce della bella notizia che invece ci ha riguardato, e cioè l’ingresso in Seminario di un giovane della nostra parrocchia, Guido Belli, di cui avete già avuto notizia e di cui avete anche potuto leggere il suo saluto alla comunità.

Questa scelta è bella ed è un dono straordinario dell’Amore di Dio per tutti noi e la chiesa nel suo insieme, specialmente in questo periodo in cui si proietta solo una immagine negativa dei sacerdoti nella comunicazione ufficiale dei media. E oggi un giovane deve avere coraggio ad andare contro corrente e fare una scelta di vita sacerdotale, quando tutti la sconsigliano o la denigrano. Ma il Signore è più forte e bello di tutte le negatività!

Preferisco ascoltare i Santi, e in particolare San Francesco, piuttosto della televisione o dei giornali, e lasciarmi guidare da loro che sanno vedere in profondità la realtà.

Il beato Francesco insegnava ai suoi frati a inchinarsi umilmente in segno di riverenza quando si imbattevano in un sacerdote, anche se povero e indegno (cfr. Fonti Francescane. 1533).

Francesco voleva temere, amare e onorare come suoi signori i sacerdoti e non voleva considerare in loro il peccato, poiché – diceva – in essi io discerno il Figlio di Dio. E faccio questo perché essi soli amministrano il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo e solo ad essi è stato dato il potere di rimettere i peccati (cfr. FF. 113 e 193).

Al tempo di S. Francesco c’erano gruppi di persone che volevano la riforma della Chiesa e criticavano aspramente i sacerdoti che davano cattivo esempio e dicevano che i Sacramenti da loro amministrati non erano validi. Invece Francesco preferiva “curare le ferite, fasciare le fratture e richiamare gli smarriti”, (cfr. FF. 1469); aveva cioè misericordia dei preti colpevoli di dare scandalo e li aiutava a ritrovare la buona strada.

In fin dei conti, Francesco applicava coi sacerdoti una sua regola generale: guardare la realtà e le persone non con occhi carnali, ma con occhi spirituali, cioè con gli occhi della fede. Se guardava un sacerdote con occhi carnali, vedeva un peccatore; se lo guardava con gli occhi della fede, vedeva un uomo scelto da Dio per una missione sublime.

Quando i giornali e la televisione “sbattono il mostro in prima pagina” e ci fanno conoscere le cattive azioni commesse da sacerdoti, invece di condannare e criticare soltanto, ricordiamoci di S. Francesco, che in questi casi raccomandava ai suoi frati di usare misericordia con i loro errori, di supplire i vari difetti e, dopo aver fatto questo, di essere più umili ancora (cfr. FF. 730).

Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di guardare la vita e le persone con occhi spirituali; in particolare, chiediamo che ci aiuti a onorare e rispettare sempre i sacerdoti e a pregare ogni giorno per loro e chiedere ancora nuove e numerose vocazioni per la missione della Chiesa.

All’inizio di un nuovo anno pastorale che vede tutti noi impegnati a mettere la parrocchia in stato di missione, ricordiamoci che in prima linea ci sono sempre i sacerdoti e ringraziamo il Signore che ce li ha dati, poveri uomini, ma suoi servi.