“Sei tu colui che deve venire?…” Il Vangelo della terza domenica di Avvento

11 Dicembre 2021

La domanda dei discepoli di Giovanni Battista è sempre attuale per ogni persona che vive intensamente la vita con tutti i suoi problemi: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?” Noi non usiamo queste parole, ma quante volte diciamo in momenti particolari: “Se Dio fosse qui! Se Dio c’è!”. Andando un po’ più in profondità, domandiamoci cos’è per noi “salvezza?”, da chi l’aspettiamo? In chi riponiamo la nostra speranza per sentire la forza di affrontare tutto ciò che ci capita ogni giorno? Chi ci dà la certezza che la nostra esistenza è piena di senso? Nei momenti felici, nei periodi in cui le cose vanno abbastanza bene non sembra di aver bisogno di Dio. Facciamo da soli. Quando invece ci sono problemi o difficoltà allora vorremmo che Dio intervenisse con la sua potenza, vorremmo una esistenza più facile, ma Dio non interviene; sembra si sia dimenticato di noi.

Se analizziamo bene questa esperienza, sia nell’uno come nell’altro caso, ci dice che vogliamo vivere da soli; non c’interessa la salvezza di Dio, perché siamo preoccupati di noi stessi, delle nostre cose: mettiamo noi stessi al centro e vogliamo che tutto sia a nostro favore; l’altro, chiunque esso sia, viene usato come strumento. Ecco perché molte volte è più facile prendere come “salvezza” il progresso scientifico o sociale, scambiare come salvatori coloro che ci offrono tutto, subito e senza alcuna fatica. La risposta che Gesù dà ai discepoli di Giovanni non è un’autodifesa o un vantare il suo messaggio nei confronti di quello di Giovanni o degli altri profeti: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi vedete e udite: i ciechi recuperano la vista; i sordi odono, gli storpi camminano, i ciechi vedono, ai poveri è annunciato il Vangelo e beato colui che non trova in me motivo di scandalo”.

Riprendendo le profezie dell’Antico Testamento Gesù dice: dove c’è un uomo che soffre; dove c’è un uomo solo, abbandonato da tutti, dove la vita non ha più motivi umani per essere vissuta, lì Gesù è presente con la sua solidarietà; lì è presente con la forza del suo amore che diventa unica fonte di vita e di speranza. La salvezza che Cristo ci porta non sono cose più o meno preziose: è la sua presenza, la sua persona che viene a stare con noi.

Questo non è un semplice fatto di cronaca, è una presenza personale che ci interpella ogni momento: o accettiamo di stare con Lui o lo rifiutiamo. Ogni circostanza, ogni persona che incontriamo sul nostro cammino è latrice della proposta di Cristo ed esige la nostra risposta di fede: se Cristo può condurre la nostra vita, noi siamo capaci di risposte secondo la sua volontà; altrimenti andremo a cercare altrove. L’attesa gioiosa del Salvatore, secondo le indicazioni della Liturgia, è una dimensione della nostra fede: Cristo diventa una presenza insostituibile. Cristo è la nostra speranza; la nostra vita.

Don Luigi Trivini