Estate agli sgoccioli: i consigli della psicologa Elena Cappa per “ripartire”

7 Settembre 2020

L’estate che tanto abbiamo atteso dopo il periodo del lockdown è ormai finita. Per molti di noi questa è stata un’estate diversa dalle altre: forse più agognata perché carica di un desiderio di libertà e spensieratezza che potesse compensare i mesi trascorsi in casa, un’estate in cui le consuete ferie pianificate sono state sostituite da brevi fughe improvvisate di qualche giorno e in cui le mete delle vacanze si sono adattate alla situazione che stiamo vivendo e a disponibilità economiche ridotte. I mesi estivi sono volati e settembre è già qui. Il pensiero di riprendere l’attività lavorativa a pieno ritmo e la routine quotidiana può portare con sé vissuti di sconforto e malinconia, riconducibili a una condizione globale di stress.

Lo stacco offerto dalla vacanza risponde a un bisogno sia fisico che psicologico, necessario per riequilibrare dovere e piacere, attività e riposo. La vacanza non è semplicemente sinonimo di “ricaricare le batterie” anzi, rappresenta soprattutto un momento per ritrovare quelle parti di sé, quegli spazi personali che spesso vengono sacrificati dagli impegni quotidiani. Quando sosteniamo ritmi di vita e lavoro eccessivamente frenetici, accade che il nostro cervello inizia a produrre quantità sempre maggiori di ormoni dello stress (cortisolo e adrenalina) e manda il sistema interno in allarme, generando una sensazione di sovraccarico. Solitamente i periodi che precedono e susseguono una vacanza sono i più intensi in termini di carico di lavoro, proprio perché c’è l’esigenza di compensare l’assenza.

La reimmissione in una condizione di stress, al rientro da un periodo di vacanza, può sfociare nella così detta “sindrome da rientro”: non si tratta di un’entità diagnostica vera e propria, ma di un malessere psicologico e fisico dovuto al riadattamento alla quotidianità dopo un periodo di disconnessione, in cui i ritmi rilassati e le attività gratificanti della vacanza vengono bruscamente sostituiti da un susseguirsi di impegni e scadenze imposti dall’esterno. I dati Istat evidenziano come questa condizione accomuni almeno un italiano su dieci, e si manifesti con intensità differenti e durate variabili, anche se solitamente tende ad esaurirsi nell’arco di una/due settimane. Questa sindrome si caratterizza per la presenza di sintomi di natura psicologica e fisica, tra cui: sbalzi d’umore, irritabilità, ansia, apatia, malinconia, spossatezza, affaticamento, depressione lieve, difficoltà di concentrazione, sentimenti di sconforto, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali, dolori e tensione muscolare, cefalea.

Questo stato compare di solito improvvisamente e scombussola tutte le aspettative e i buoni propositi di tornare al lavoro con la giusta carica per ripartire; la quotidianità viene vissuta come un peso, le giornate diventano interminabili, ogni impegno è un “di più” che non si riesce a gestire e si ha la sensazione che i momenti di riposo siano sempre troppo pochi o troppo brevi per bilanciare le incombenze. L’atteggiamento verso il lavoro è più demotivato, la produttività del periodo pre-vacanze diventa difficile da ritrovare, la distrazione è all’ordine del giorno e le energie per fronteggiare tutto scarseggiano. Diventa quindi fondamentale riuscire a gestire al meglio la fine delle vacanze per tornare al lavoro e agli impegni quotidiani nel modo migliore, mettendo in campo degli accorgimenti che possono prevenire questo stato di stress eccessivo e modulare la ripresa.

Sarebbe, innanzitutto, opportuno abituarsi gradualmente al ritorno alla quotidianità, evitando magari di rientrare dalle vacanze la sera prima di ricominciare a lavorare, ma prendendosi uno o due giorni di decompressione per tornare alla realtà e per riabituarsi lentamente alla propria routine. La ripresa lavorativa dovrebbe avvenire, quando possibile, in modo progressivo, procedendo per step, dagli impegni meno complessi a quelli più gravosi. E’ importante anche reinserire, fin da subito dopo il rientro dalla vacanza, delle abitudini salutari: resettare il ritmo sonno-veglia (che di solito in vacanza è più sregolato), aumentare le ore di sonno per consentire al corpo e alla mente di ristorarsi adeguatamente e di recuperare, prestare maggiore cura all’alimentazione per compensare gli eccessi delle vacanze alleggerire il corpo, fare attività fisica regolare poiché lo sport favorisce la riduzione dello stress e il buonumore (attraverso il rilascio di endorfine).

E’ molto utile anche continuare a dedicare del tempo a se stessi, ritagliandosi dei piccoli spazi quotidiani o settimanali per svolgere attività gratificanti e piacevoli che vadano ad equilibrare i doveri e le responsabilità. Il mood da vacanza può essere ritrovato anche pianificando qualche gita nei fine settimana, in modo da poter godere, anche durante il resto dell’anno, di piccoli momenti di pausa e stacco dalla quotidianità. Ogni ripresa, così come ogni inizio, diventa più stimolante se accompagnata da nuovi obiettivi, più o meno grandi: che posso andare dal cimentarsi in nuove attività, magari per coltivare una passione o per imparare qualcosa di nuovo, al fare dei progetti a lungo termine per apportare importanti cambiamenti nella propria vita, come cambiare lavoro, prendere casa. Questo aspetto è importante perché dovremmo sempre ricordarci che la nostra vita è fatta anche di quella quotidianità a volte opprimente o stressante a cui non vorremmo mai tornare, e che è proprio nella routine giornaliera che possiamo dare forma ai nostri desideri, imbastire i programmi futuri, raggiungere dei traguardi e andare avanti.

Durante i periodo di stacco e disconnessione capita molto spesso di osservare la propria vita da una prospettiva diversa, non più “dentro” ma “fuori, da lontano” e di fare dei bilanci. Il rientro può rappresentare il momento giusto per migliorare alcuni aspetti della propria vita, per trovare l’energia e la motivazione giusta per apportare dei cambiamenti a ciò che ci circonda o per cambiare noi stessi.