Tempo di bilanci per il “Festival degli artigiani delle arti” di Castel Goffredo

15 Novembre 2021

E’ giunto il momento di compiere un bilancio sul “Festival degli artigiani delle arti: teatro a chilometri zero“, che ha animato le sere d’estate castellane grazie all’Amministrazione Comunale di Castel Goffredo e all’associazione di volontariato El Castel. Le serate sono state in totale 7 e hanno avuto una media di sessanta/settanta spettatori per serata. Sul palco di piazza Castelvecchio, salotto e cuore del paese, hanno ruotato una cinquantina tra attori e cantanti. La caratteristica principale del festival è quella di dare spazio a talenti locali, che vogliono provarci e provarsi in una qualsiasi forma d’arte; il nome della manifestazione è un chiaro riferimento alle botteghe del Rinascimento, dove gli artisti-artigiani sviluppavano e imparavano l’arte, poi diventata la più bella del mondo. Non sempre è facile mettere in piedi uno spettacolo e, soprattutto, superare tutti gli intoppi burocratici che simili manifestazioni richiedono.

Quest’anno si è spaziato dalle cantate irlandesi, messe in scena da Rinaldo Treccani con il suo gruppo di 6 musicanti, alla serata dedicata a Dante e Battiato, per passare dalle opere Rock degli anni 70 drammatizzate e musicate dal gruppo storico locale degli Udyo Udyo, o al teatro canzone dei PiÖCC piccola Orchestrina cantastorie Castellani. Due serate sono state all’insegna dell’universo femminile, grazie al progetto promosso dalla rete di Associazioni castellane dal titolo “Più cultura uguale = meno violenza”, finanziato sul Bando Volontariato, promosso da Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e da Regione Lombardia.

In una di queste serate sono stati messi in scena i racconti di alcuni scrittori castellani (soprattutto scrittrici in erba), accompagnati da musiche e canzoni ad hoc. Nella seconda serata invece il tema principale era quello di rispondere in modo teatrale alla domanda “più cultura è uguale a meno violenza?” In questa seconda serata si è anche voluto dare spazio al territorio, nel tentativo di esaltare il bello che lo anima, ma anche di rielaborare il lutto della pandemia, dove abbiamo salutato “dalle finestre” diversi nostri compaesani, tra cui alcuni colossi della cultura locale. Fare arte è “metter in movimento”, scoprire gli artisti e i loro talenti del nostro territorio; questo è ciò che si sta facendo in questi anni grazie al Festival che vede nel sottoscritto la figura del direttore artistico.

Nicola Armanini