Don Bergamaschi: “Tre pensieri dalle tre letture bibliche per iniziare l’anno”

1 Gennaio 2023

Alla chiusura di un anno, inevitabilmente, siamo portati a meditare sul tempo che passa inesorabile e quindi sul limite radicale della vita e la sua fugacità. Oggi, poi, con la morte del papa emerito Benedetto XVI, siamo immediatamente posti di fronte all’eternità, alla quale Benedetto XVI si preparava da tempo, a significare che il tempo trova il suo senso nell’infinito di Dio. Ma come possiamo salutare l’anno vecchio e aprire il nuovo? Come vivere nella fede questo passaggio? Oserei dire che con la morte di papa Benedetto nell’ultimo giorno del 2022 si chiude un’epoca, il secolo lungo del 1900. E col 2023 si apre definitivamente alla coscienza di tutti una nuova epoca, ancora incerta, da definire, già preannunciata da tempo, ma ora resa del tutto evidente. L’aveva capito il papa emerito con la rinuncia al papato l’11 febbraio 2013. Aveva preso il nome di Benedetto in memoria del grande Santo Monaco che aveva salvato l’Europa dopo il crollo dell’Impero Romano nella speranza che anche l’Europa di oggi potesse riprendere il suo ruolo di guida del mondo anche dal punto di vista cristiano. Ma Benedetto XVI si era reso conto che non era più così. Ormai i cattolici sono in America Latina e in Asia, specie in Cina. Lui, da tedesco, sperava ancora che l’Europa, a trazione germanica, potesse rinnovare il mondo. Non era così. E anche sotto i colpi della crisi ecclesiale e morale europea si è dimesso, aprendo le porte ad un papa che veniva dalla fine del mondo per rinnovare la Chiesa. Noi oggi vediamo plasticamente, alla fine di un anno e nella morte di papa Benedetto, questo passaggio d’epoca. Ma come vivere questo passaggio? In questi casi si sa cosa si lascia, ma non ciò che si trova. Dove trovare la sicurezza, anche della fede, per il nostro cammino futuro che si apre col 2023? La prima lettura dal libro dei Numeri ci parla della Benedizione di Dio. Viviamo il tempo che passa, viviamo i passaggi epocali, viviamo il timore del nuovo che avanza, ma sotto la Benedizione di Dio, la sua Presenza. Tutto passa, Dio no! Questa è la nostra certezza e la nostra salvezza, anche di fronte al futuro incerto. Dice il testo sacro: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così si vive la storia: nella fede. Dio la guida; Dio ci guida; Dio non ci abbandona mai.

La seconda lettura dalla lettera di San Paolo ai Galati ci offre poi un’altra immagine per vivere questo passaggio: Maria, Madre di Dio, chiamata semplicemente da San Paolo: donna! Ma come si diventa Madre? E come Maria diventa Madre di Gesù? Gesù stesso ce lo dice: “Chi ascolta la mia Parola e la mette in pratica, costui è per me fratello, sorella e madre”. Ascoltando la Parola e mettendola in pratica. Come divenne madre Maria? Ascoltando la Parola detta dall’Angelo, e così concependo e partorendo Gesù. Ma oggi com’è? Oggi vi sono due maternità incomplete. Una è quella ben nota dell’aborto. Essa ha luogo quando si concepisce una vita, ma non si partorisce, perché, nel frattempo, o per cause naturali o per il peccato degli uomini, il feto è morto. Fino a poco fa, questo era l’unico caso che si conosceva di maternità incompleta. Oggi se ne conosce un altro che consiste nel partorire un figlio senza averlo concepito. Così avviene nel caso desolante e squallido dell’utero dato in prestito per ospitare, magari a pagamento, vite umane concepite altrove. Quello che la donna partorisce, non viene da lei. Quanto avviene oggi a livello fisico, avviene anche a livello spirituale; ci sono anche nello spirito queste due tristi possibilità di maternità incomplete. Concepisce Gesù senza partorirlo chi accoglie la Parola senza metterla in pratica, chi continua a fare un aborto spirituale dietro l’altro, formulando propositi di conversione che vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati. Insomma, chi ha la fede, ma non ha le opere. Partorisce, al contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, magari anche buone, ma che non vengono dal cuore, dall’anima, da un amore per Dio e da una retta intenzione, ma piuttosto dall’abitudine, dall’ipocrisia, dalla ricerca della propria gloria e dal proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare, l’agire. Insomma, chi ha le opere ma non ha la fede. Un passaggio annuale, o meglio, epocale, lo si può vivere se si è generatori di vita, cioè padri e madri, creatori di futuro. Ma padri e madri, come Maria, lo si può diventare solo se si ascolta e mette in pratica la Parola, solo se si concepisce e partorisce così Gesù, la vita nuova, speranza e futuro sempre per tutti.

E così il Vangelo di Luca ci apre al terzo messaggio che ci sostiene in questo chiudersi del 2022 e aprirsi del 2023. Quando avremo ascoltato e messo in pratica la Parola, concependo e partorendo Gesù nella nostra vita, come Maria, come fa la Chiesa, diventeremo anche noi come i pastori, cioè “riferiremo” a tutti quello che abbiamo visto, udito e trovato, cioè Gesù. Diventeremo anche noi testimoni, annunciatori. Diventeremo missionari come i pastori. Ѐ quello che andremo ad essere ancora nel 2023 con la nostra missione parrocchiale, a cominciare da domenica prossima 8 gennaio quando i fratelli e le sorelle di San Francesco verranno ad annunciarci la terza frase del Padre Nostro: Venga il tuo Regno. Che sia davvero un buon anno, quello che iniziamo.  Il nuovo che avanza allora sarà portatore sempre e ancora della lieta notizia che Gesù è con noi. Non c’è dunque da temere. Buon Anno.

Don Giuseppe Bergamaschi