Don G. Bergamaschi: “Il Triduo Pasquale, verso la Pasqua di Risurrezione”

6 Aprile 2023

Il Triduo Pasquale inizia la sera del Giovedì Santo con la Messa in “Coena Domini” e termina la sera di Pasqua con i Vespri solenni. Questo Triduo è la realtà stessa della Pasqua del Signore celebrata sacramentalmente in tre giorni: il Venerdì Santo celebra la morte; il Sabato Santo la sepoltura; la Domenica la Risurrezione. Ogni giorno del Triduo richiama l’altro e si apre sull’altro come la realtà della Risurrezione suppone quella della morte. Il culmine dei tre giorni è la Veglia Pasquale con la celebrazione eucaristica. L’Eucarestia del Giovedì Santo non è la Messa della “comunione pasquale”: la vera Eucarestia della Pasqua è quella della Veglia del Sabato Santo. In primo piano nella Messa in “Coena Domini” del giovedì è la dimensione del rito memoriale che rende presente il mistero pasquale di Cristo.

Nel rito della Cena, che Gesù ci ha comandato di celebrare in sua memoria, egli ci ha dato il suo sacrificio pasquale. Per questo la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, celebra la Cena per preparare la Pasqua. Quest’anno, oltre alla lavanda dei piedi, per sottolineare il dono del pane dal cielo che Gesù ci ha insegnato a chiedere nel Padre Nostro, consegneremo al termine della Messa il pane azzimo a tutti i presenti, il pane povero fin dall’esodo degli Ebrei in Egitto, da portare a casa e da consumare il Venerdì Santo. E’ un gesto che ci riporta all’attualità della Missione che stiamo vivendo.

Il Venerdì Santo non è considerato dalla Liturgia un giorno di lutto e di pianto, ma un giorno di amorosa contemplazione del sacrificio di Gesù, fonte della nostra salvezza. La chiesa in questo giorno non fa un funerale, ma celebra la morte vittoriosa del Signore. Per questo motivo essa parla di “beata” e “gloriosa” passione. La Chiesa nel Venerdì Santo non celebra l’Eucarestia: l’elemento centrale e universale della Liturgia è la proclamazione della Parola. E’ giorno di digiuno e astinenza, come segno di partecipazione personale e interiore al sacrificio di Cristo.

Il Sabato Santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del suo Signore meditando la sua passione e morte, cioè Gesù è realmente morto in quanto vero uomo; Gesù è solidale con tutti gli uomini morti; Gesù discende agli inferi nella speranza che il Padre vincerà: è sperare contro ogni speranza che il Padre affronterà l’irrimediabile; Gesù scende agli inferi e così garantisce lo spazio della libertà radicale dell’uomo di fronte a Dio. Allora il Sabato Santo è davvero il giorno della grande speranza cristiana. Essa esploderà nel canto dell’Annuncio Pasquale (exultet) la notte del Sabato Santo per continuare nell’Alleluia per tutta la Domenica di Pasqua e per cinquanta giorni! E’ davvero incredibile contemplare come il nostro Dio ci ha salvati: dentro la nostra vicenda umana e non fuori di essa, con una fantasia divina, unica, tipica dell’Amore. Un Dio così non si può che abbracciarlo e farlo nostro nella comunione indissolubile (eucaristica!) che ci trasporta in Paradiso. Buona Pasqua con tutto il cuore.

Don Giuseppe Bergamaschi – parroco di Castel Goffredo