Il commento al Vangelo della II domenica di Avvento a cura di don L. Trivini

5 Dicembre 2020

E’ il grido che spesso s’innalza verso Dio per superare le difficoltà che certi momenti della vita ci lasciano come triste eredità. Sono esperienze di dolore, di sconforto, di incertezza che arrivano a mettere in discussione tutto, compresa la vita. Potrebbe essere la ricerca anche di questo momento che diventa ogni giorno più difficile e incerto. Sentire una voce rassicurante ci darebbe conforto e forza per andare avanti. Il popolo ebraico che alla fine dell’esilio ascoltava il profeta che pronunciava queste parole si riempiva di coraggio e lasciava rinascere l’entusiasmo e la forza per riprendere un cammino interrotto molti anni prima.

Anche noi siamo un po’ in esilio dalla nostra vita, perché schiacciati da un nemico subdolo e inarrestabile. Andiamo alla ricerca di consolazione. Non meravigliamoci, è del tutto umano! Invece guardiamo attentamente da chi ci aspettiamo consolazione e in che cosa consiste la stessa consolazione. Quando vediamo che le difficoltà superano le nostre forze noi spontaneamente andiamo a cercare chi ci possa dare una mano. Chi ci può confortare in questa nostra situazione e in che cosa può consistere tale conforto? Noi stiamo vivendo una evidente minaccia alla nostra vita. Sentiamo che un pericolo potrebbe incombere su di noi a nostra insaputa. Io credo che il primo valore che deve avere ogni tentativo di consolazione deve essere un recupero della vita stessa. Rimpiangiamo ciò che avevamo prima di questa situazione, ma dobbiamo con coraggio domandarci se quella era vita o se dobbiamo cercare qualcos’altro.

Non era certamente vita la semplice corsa al benessere, per di più quasi esclusivamente economico e individualistico; non era vita l’escludere Dio dalla nostra esistenza, adducendo che noi bastiamo a noi stessi; non è vita tutto ciò che mortifica la vita nostra o degli altri. La constatazione amara è che ci opprime, che ci fa paura … ce lo procuriamo noi con le nostre mani. E’ ovvio allora che questa deve essere la prima qualità capace di darci consolazione: confortare la nostra vita, facendola uscire da un campo di nullità e conducendola nella verità. Dio viene a consolarci perché la sua proposta è la vita vera, dove Lui è sempre presente e fa scoprire a noi il senso del nostro vivere e operare. Noi siamo convinti che l’azione di Dio dovrebbe consistere nel rimuovere ciò che ci è di impedimento, ma ci inganniamo, perché, se ci pensiamo bene, il nostro disagio e il nostro dolore derivano dal fatto che in una certa situazione non voluta da noi siamo costretti a vivere una vita non nostra (una vita alienata), quindi inutile perché senza senso.

L’intervento che chiediamo a Dio non può limitarsi a togliere il disagio momentaneo, ma, per sua natura, deve arrivare a farci ricuperare l’autenticità della nostra vita anche in situazioni particolari, questa e solo questa può essere l’azione di Dio. Lui è Verità e quindi la sua proposta può essere solo tale. La verità nella nostra vita consiste nel renderci sempre coscienti di ciò che noi viviamo per non perdere la nostra identità in esperienze alienanti. Ora Dio ci consola perché ci fa conoscere l’identità delle esperienze che siamo chiamati a vivere e il fatto che ognuna di esse, qualunque essa siano, possono servire a costruire la nostra vita (non sono inutili). Il Dio che ha chiamato Abramo e l’ha reso padre di tanti popoli, che ha chiamato Mosè e ha fatto uscire dall’Egitto il suo popolo … tornerà per salvarci. Questa era la voce del profeta al tempo dell’esilio. Questa è la certezza che ci sorregge in ogni situazione di vita.

C’è un segno luminoso nel nostro orizzonte: la figura di Maria (Siamo prossimi alla celebrazione del mistero della sua Immacolata Concezione). Lei è la consolazione di Dio nel senso pieno del termine, perché quello che contempliamo in Lei è tutto frutto dell’opera di Dio. Nel Cantico del Magnificat lo riconosce lei per prima. E’ consolazione di Dio perché ci dice in modo concreto che Dio non abbandona la sua creatura, anzi la segue fin quando non ha realizzato il suo progetto di salvezza. Maria è segno di consolazione perché è garanzia che quello che Dio ha operato in Lei lo farà anche in noi. E’ ancora segno di consolazione perché con la sua risposta pronta e generosa alla chiamata di Dio ci segna la strada che dobbiamo percorrere.

Non siamo un popolo abbandonato; non siamo castigati. Dio ha sempre il suo sguardo su di noi. La sua presenza ci è di conforto, la sua azione di aiuto. I suoi interventi nella nostra storia la garanzia.