Luca Cremonesi: “Leggiamo più che si può, l’estate è occasione per farlo”

26 Luglio 2022

Posso cominciare l’annuale appuntamento con i consigli di lettura sotto l’ombrellone, o all’ombra di una albero in montagna, con un appello? Leggiamo! Il più possibile. Che lo si faccia sulla carta stampata, o sui tablet o sui vecchi libri cartacei (tecnologia che, dall’antica Grecia ad oggi, non è ancora diventata obsoleta) poco importa. Leggiamo, perché i dati sono imbarazzanti e parlano di un’alta percentuale di persone (e non solo giovani) che non capiscono più quello che leggono. Lo si vede nei commenti sui social, nei dibattiti (anche al bar, come si faceva un tempo) e nelle discussioni. Siamo disinformati e poco attenti. Avere il mondo delle informazioni in tasca non vuol dire affatto conoscerle e averne coscienza. Per fare questo, come ebbe a dire Calvino in “Lezioni Americane” (ecco, magari questo è il primo volume da (ri)leggersi questa estate), serve la lentezza, perché comprendere non è leggere solo un titolo, ma entrare nei temi e saperli analizzare, farli propri e, alla fine, darne opinione. Al fine di discutere, non di sentenziare. Dunque, leggiamo… Tutti e tutte, senza distinzione alcuna. L’estate, come sempre, è occasione per farlo. Poi sfatiamo un altro mito. In vacanza c’è voglia di leggerezza… perché nel resto dell’anno? Alla sera c’è voglia di leggerezza; la domenica pomeriggio c’è voglia di leggerezza; nei ponti c’è voglia di leggerezza. Insomma, tutte le occasioni sono buone per aver voglia di leggerezza. Quindi l’alibi non regge. Ognuno legga ciò che vuole, ma non cadiamo nel tranello del “leggiamo cose leggere perché siamo in vacanza”. Quindi, scusate, ma lascio ad altri il compito di farvi acquistare leggerezza. Mi permetterò di consigliarvi libri, semplicemente libri con temi e argomenti (spero) interessanti. Se poi saranno leggeri o pesanti non so, me lo direte voi.

Per quanto mi riguarda – al netto della polemica che lo ha ammesso agli onori delle cronache – l’autore dell’anno (una felicissima scoperta per chi scrive) è Paolo Nori. Accademico, traduttore ed esperto di letteratura russa. Cosa leggere? Tutto! Pescate nel mucchio e cadrete in piedi, sempre. Il suo stile è davvero unico. Una “prima persona” (ricordo ancora il fenomeno che mi disse “non si scrive mai in prima persona, non si fa letteratura così…” dimenticando Dante e Petrarca, ad esempio) che è un mix fra il parlato e il flusso di pensieri. Mi permetto di segnalarvi “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostojevskij” (Mondadori), senza dubbio il libro più bello che ho letto nel corso dell’anno. Poi vivamente consigliati ci sono “La grande Russia portatile. Viaggio sentimentale nel paese degli zar dei soviet, dei nuovi ricchi e nella più bella letteratura del mondo”, “La meravigliosa utilità del filo a piombo”, “Manuale pratico di giornalismo disinformato” e la sua splendida traduzione di “Anime morte” di Gogol’. Concordo poi con la critica che ritiene essere il romanzo dell’anno “Il giardino di marmo” di Alex Taylor. Che lettura e che storia bellissima, intensa, vera e che si attacca addosso. Questo è da mettere in valigia. Come, d’altronde, il bel romanzo che ha vinto la 30esima edizione del Premio Acerbi, e cioè “La vita vera” della belga Adeline Dieudonné. Esordio folgorante davvero e storia che cattura. Unico difetto: troppo breve. Ergo, per alcune categorie, leggero. Quindi è il libro perfetto.

Per gli amanti della musica e del territorio, consiglio il volume “Belli come il sole” di Luca Verbeni. Il libro nasce da un rubrica della Gazzetta di Mantova e racconta la storia – non troppo approfondita, va detto – delle discoteche mantovane e di alcuni suoi personaggi. Fra queste, il Sayonara di Castel Goffredo e il Melamara di Castiglione delle Stiviere. Interessante. Sempre per gli amanti della musica consiglio la voluminosa e intrigante, oltre che ricca di aneddoti, autobiografia di Eric Clapton. Il capitolo più duro, come potete immaginare, è quello dedicato alla morte del figlio Connor. Interessante, poi, la rinascita, dopo quel tragico incidente. Non solo è interessanti per chi ama il blues di Clapton, ma è anche un libro ben scritto. La saggistica è il settore che ho frequentato di più quest’anno. Sono stanco di romanzi costruiti a tavolino, opere che parlano sempre e sono d’amore o di fenomeni sconosciuti che vengono assurti, alla Carrère, a protagonisti veri della macro storia. O si è Carrère o è inutile provarci! Quindi vi consiglio tre saggi di grande attualità dato che sono legati alla questione del cambio del clima. Sia chiaro, sono saggi veri, non propaganda e neppure tifo pro o contro Greta & co. Il primo è scritto da un filosofo indiano, e cioè Dipesh Chakrabarty, autore di “Provincializzare l’Europa”, saggio che, vent’anni fa, ha cambiato radicalmente l’approccio allo studio della storia. Quindi, se non lo avete mai letto, lo potete recuperare. Da pochi mesi è uscito in Italia il suo nuovo lavoro, e cioè “Clima, storia e capitale”. Il libro raccoglie due conferenze del filosofo dove si affronta il tema del cambiamento climatico dal punto di vista dell’approccio di pensiero che serve per capire quello che sta succedendo al Mondo. Il volume è un libro “porta” perché apre mille nuove direzioni: indica letture, traccia sentieri e fa scoprire nuove rotte. Io mi sono preso le mie, e ve ne indico solo una, perché sono inchieste che, di fatto, sono anche romanzi. L’autrice è Elizabeth Kolbert, premio Pulitzer per uno di questi volumi, e merita davvero la nostra attenzione. I testi in questione sono “La sesta estinzione” e “Sotto un cielo bianco”. Un viaggio, quello della giornalista, ai confine del Mondo, e non solo, per scoprire come l’uomo e la natura convivono e si modificano a vicenda. Letture bellissime, e che fanno pensare.

Torniamo alla narrativa dai, promesso. Non divago. Da avere in vacanza ci sono gli ultimi due romanzi di Simenon, e cioè “Il dottor Bergelon”, un Simenon classico classico, e “Le sorelle Lacroix”, un Simenon minore che non sfigura nella collezione. Bello, davvero, è “La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini” dello scrittore Antonio Pascale. Una lettura anomala; un libro di racconti che, però, è di fatto un unico romanzo sul mondo vegetale che ci circonda. L’Einaudi, poi, ha dato alle stampe i diari di Antonio Delfini. Certo, il volume costa parecchio, ma se non avete mai letto Delfini è davvero grave. Per colmare la lacuna vi segnalo che la Garzanti ha anche ristampato da poco il suo “Racconti”, opera da avere e da leggere per conoscere un grande autore sconosciuto – purtroppo – alla grande letteratura commerciale italiana, ma ben presente – fortunatamente – nelle antologie e nei libri che contano. Fate una bella spesa, e vi portate a casa due grandi classici. Sempre Einaudi ristampa un grande classico della letteratura noir, e cioè “I taccuini di Randolph Carter” di H. P. Lovecraft. Un libro che non può mancare agli amanti del genere. Poi, sempre se la cosa può essere di vostro gradimento, potete recuperare tutti e quattro i volumi dei racconti di Lovecraft… E lì si che vi fate una bella estate di lettura! Per un altro bel giallo, invece, potete avventuravi della lettura di “Il castello di Barbablù” di J. Cercas, scrittore spagnolo autore del grande classico “I soldati di Salamina”. Anche qui, fate come per Delfini, prendeteveli tutti e due. Il primo, di fatto, è un bel giallo ben costruito con colpo di scena finale; il secondo è la storia, in tempi di guerra, di due soldati che si trovano sul fronte, faccia a faccia, e si devono sparare. Come finisce? Non come pensate… e neppure come provate a immaginare. Questa è la potenza di questo grande classico. Leggete!

Veniamo al finale, perché la borsa estiva ormai è bella piena. “Libri sotto i portici” mi ha portato in dono “Mattatoio n. 5” di Kurt Vonnegut, in prima edizione. L’ho riletto e… che romanzo meraviglioso contro la guerra e le atrocità dell’umanità che continua a fare la guerra. Da riscoprire. Esce poi in economica “Dolcissima abitudine” di Alberto Schiavone, scrittore milanese che con questo romanzo ci regala una storia ai bordi, ai margini e alla periferia della Torino industriale. Perché, come diceva De Andrè, “c’è ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore”. Penultimo consiglio è “Il mago di Riga” di Giorgio Fontana, ma anche qui serve comprane due perché questo ultimo romanzo è breve, mentre “Prima di noi” è un grande romanzo famigliare che attraversa tutta la storia del ‘900. Stessa operazione, con una estensione storica minore, è “Novecento popolare – Il ragazzo del grammofono” di Anna Maria Muran. Per chi ama le saghe famigliari, qui c’è davvero ottima scrittura e una storia bella, che commuove e che ci riguarda, tutti e tutte. E per chiudere, vi segnalo il giallo d’esordio del giornalista milanese Paolo Maggioni dal titolo “La calda estate del commissario Casablanca”. Buona estate e, ricordatevi, leggete! Tanto! E’ la sola strategia… cantavano i Litfiba.

Luca Cremonesi