44^ Giornata Nazionale per la Vita, Gandolfini: “Non rinunciamo a difenderla”

2 Febbraio 2022

Domenica 6 febbraio si celebra la 44^ Giornata Nazionale per la Vita, quest’anno dedicata al tema “Custodire ogni vita”, con esplicito riferimento alle grandi sofferenze che la pandemia da COVID 19 ha portato con sé, con un’attenzione speciale alle condizioni di fragilità di salute e di povertà esistenziale di ogni uomo. Il verbo utilizzato, “custodire”, ha un valore centrale nella Sacra Scrittura e si riferisce direttamente a Dio Creatore, che ci custodisce come pupilla dei suoi occhi (Salmo 17,8) e rimanda poi alla responsabilità dell’uomo nella custodia del suo prossimo e della creazione stessa. In verità, il termine ebraico tradotto con “custodire” è “samar”, che viene usato per indicare la fedeltà dell’uomo a Dio con l’osservanza della sua Legge. Quindi, la più preziosa custodia che assume il valore di dovere da parte dell’uomo, è la fedeltà a Dio, che si concretizza nell’ osservare i suoi comandamenti. E, fra questi, non uccidere”.

Questo riferimento storico-biblico non va dimenticato se si vuole comprendere il significato di questa Giornata voluta – è bene ricordarlo – dalla Conferenza dei Vescovi Italiani nel 1978, all’indomani della legalizzazione dell’aborto in Italia, legge 194. Nel documento odierno si legge:Ciascuno ha bisogno che qualcun’ altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male … dalla disperazione, in particolare le categorie più deboli”. E’ certamente la lezione che abbiamo imparato – o forse sarebbe più onesto dire, avremmo dovuto imparare – dalla pandemia, perché “nessuno si salva da solo” ci ha ricordato Papa Francesco in una Piazza San Pietro deserta, la sera del 27 marzo 2020, evocando l’immagine della barca in mezzo ad una “tempesta inaspettata e furiosa”.

Considerato che tutto ciò è profondamente vero, e costituisce un grave monito alla solidarietà e all’aiuto reciproco, non possiamo però dimenticare l’opzione originaria che ha generato questo anniversario: cioè, l’offesa alla vita nascente, la legittimazione culturale, sociale e giuridica della morte provocata sul più fragile, debole, indifeso degli esseri viventi. Il bimbo nell’utero materno. Personalmente (ma so di essere in compagnia di moltissime donne e uomini di ogni cultura, religione e Paese) fa rabbrividire pensare che nel 2021, in piena pandemia, ci sono stati 42,5 milioni di aborti nel mondo (116.438 aborti al giorno), mentre in Italia dal 1978 al 2019 si contano 6.040.946 aborti (senza contare l’aborto chimico che sta dilagando nel nostro Paese). Così come fa rabbrividire che il Presidente francese, Emanuel Macron, nel suo discorso programmatico per la presidenza europea abbia dichiarato, con forza e perentorietà, che obbiettivo del suo semestre sarà la proclamazione dell’aborto come “diritto fondamentale dell’Unione Europea”. Sono seguiti, tredici lunghi secondi di applausi a scena aperta. Possiamo – o peggio, dobbiamo – rassegnarci? Certamente no, e mai.

La Giornata per la Vita ha tante, tantissime applicazioni, e tutte ricche di grandi valori e significati; ma la difesa della vita nascente, il contrasto all’aborto, l’impegno per creare condizioni sociali ed economiche che facciano desistere da ogni progetto abortivo, la difesa della dignità della mamma nel suo diritto di portare a termine la sua gravidanza, è il modo più concreto e coerente per attuare quella “custodia” dei più deboli e fragili cui oggi più che mai siamo esortati a compiere. Tutte le condizioni di fragilità ci interpellano e certamente tutte vanno affrontate e, se possibile, risolte. Soprattutto in tempo di pandemia le situazioni di abbandono, fragilità, vulnerabilità sono tragicamente aumentate: questa Giornata ci invita ad affrontarle con coraggio e speranza. Ma senza correre il rischio di dare per scontato che l’aborto c’è e va accettato, va “normalizzato”, non va menzionato alla luce delle emergenze pandemiche. E’ un enorme errore, dal punto di vista umano, personale e sociale, perché come ci disse Madre Teresa di Calcutta nel 1979 (un anno dopo la legalizzazione dell’aborto in Italia), il mondo non avrà mai pace finché si riterrà lecita l’uccisione di un bimbo nel seno materno.

Massimo Gandolfini -Neurochirurgo e Psichiatra

Presidente Associazione Family Day – Difendiamo i Nostri Figli