Don Bergamaschi: l’Ottavario dal 1 all’8 novembre, nel mese dei morti

6 Novembre 2019

Come abbiamo detto nel precedente articolo, prima della Commemorazione dei Fedeli Defunti su questo giornale on line, tre sono le opere di suffragio che possono dare salvezza alle anime del Purgatorio e che hanno un effetto meraviglioso su di loro: la S. Messa, le Indulgenze, la Preghiera; questa volta vediamo la celebrazione della S. Messa a suffragio dei defunti.

Al numero 50 della Costituzione Apostolica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II si dice: ”La chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti (cfr. iscrizioni nelle catacombe cristiane) e, poiché ‘santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati’ (2 Mac.12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi”.

San Tommaso d’Aquino aveva già indicato nella Messa il miglior mezzo per liberare le anime sofferenti, tre secoli prima che il Concilio di Trento si pronunciasse esplicitamente. Dice:” le Anime del Purgatorio sono sollevate dai suffragi dei fedeli, ma soprattutto dal prezioso Sacrificio dell’altare”. Ma ascoltiamo anche il Catechismo della Chiesa Cattolica ai nn. 1370 – 1372: “All’offerta di Cristo si uniscono non soltanto i membri che sono ancora sulla terra, ma anche quelli che si trovano già nella gloria del cielo. La Chiesa offre infatti il sacrificio eucaristico in comunione con la Santissima Vergine Maria, facendo memoria di lei, come pure di tutti i santi e di tutte le sante. Nell’Eucarestia la Chiesa, con Maria, è come ai piedi della croce, unita all’offerta e all’intercessione di Cristo.

Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti “che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati” affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo. Quindi riporta alcune testimonianze:

– “Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all’altare del Signore” (Santa Monica, prima di morire, a Sant’Agostino e a suo fratello, cfr. Confessioni, 9, 11, 27)

– “Poi (nell’anafora) preghiamo anche per i santi padri e vescovi e in generale per tutti quelli che si sono addormentati prima di noi, convinti che questo sia un grande vantaggio per le anime, per le quali viene offerta la supplica, mentre qui è presente la vittima santa e tremenda … Presentando a Dio le preghiere per i defunti, anche se peccatori, … presentiamo il Cristo immolato per i nostri peccati, cercando di rendere clemente per loro e per noi il Dio amico degli uomini (cfr. San Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche 5, 9, 10)

– Sant’Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita ad una partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro Redentore che celebriamo nell’Eucarestia: “Tutta quanta la città redenta, cioè l’assemblea e la società dei santi, offre un sacrificio universale a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che nella passione ha offerto anche sé stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante … Questo è il sacrificio dei cristiani:” Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo” (Rom. 12,5); e la Chiesa lo rinnova continuamente nel sacramento dell’altare, noto ai fedeli, dove si vede che in ciò che offre, offre anche sé stessa” (Sant’Agostino, De Civitate Dei, 10, 6)

Tra ciò che può essere offerto a Dio in suffragio dei defunti, San Gregorio Magno esalta, in assoluto, il Sacrificio Eucaristico: a lui si deve l’introduzione della pia pratica delle trenta Messe continue, dette appunto “gregoriane”. Istituì tale devozione in seguito a un episodio avvenuto nel suo monastero al Celio (Roma): un monaco, esperto in medicina, di nome Giusto, gravemente ammalato, confida al fratello monaco Copioso di aver tenute nascoste tra i medicinali tre monete d’oro. Copioso avverte del fatto Gregorio che prende dei severissimi provvedimenti contro Giusto, che ha violato la Regola benedettina (i monaci non tengano nulla di proprio e tutti i beni siano in comunione).

Da quel momento Giusto viene abbandonato a sé stesso. Senza visite, né alcun genere di conforto. Nell’abbandono e nella sofferenza dell’agonia il monaco si pente del suo peccato e “la sua anima abbandonò il corpo nella stessa tristezza”. Il corpo è buttato in un letamaio, con le tre monete d’oro, mentre i monaci esclamano:” Che il tuo denaro sia con te per la tua perdizione”. Pur nella certezza che Giusto è dannato, Gregorio tuttavia, per scrupolo, affida il seguente incarico a Prezioso (priore del monastero):” Va dunque, e da oggi stesso per trenta giorni di seguito fai in modo di offrire per lui il Sacrificio, affinché non sia assolutamente tralasciato alcun giorno, nel quale non sia offerta per la sua assoluzione l’Ostia salutare”. Dopo i trenta giorni Giusto appare al fratello Copioso per dirgli di essere ormai libero da ogni pena. Commenta così San Gregorio:” Concordando simultaneamente visione e Sacrificio, ciò apparve con chiarezza: che il fratello, che era morto, scampò al supplizio grazie all’Ostia salutare”.

Ecco: davvero il Sacrificio di Cristo è per la nostra salvezza, anche di quelli che ci hanno preceduto nella morte, perché siamo un Corpo solo di un Capo così importante, il Corpo Mistico di Cristo. Tutti uniti in modo indissolubile per mezzo dello Spirito Santo, perché la vita eterna del Paradiso è solo bellezza e gioia di Comunione.

Alla prossima puntata.