“Il dono di Dio”: il commento al Vangelo della IV domenica di Avvento

19 Dicembre 2020

Tante volte ci siamo preparati al Natale pensando di preparare un “dono” a Gesù Bambino e magari ci siamo rammaricati perché l’Avvento è trascorso velocemente e noi non abbiamo fatto ciò che desideravamo. La nostra intenzione era sicuramente ottima, ma non ci eravamo accorti di aver trasferito in Dio ciò che è proprio delle nostre categorie e abitudini umane. Dio non ha bisogno delle nostre cose, nemmeno delle nostre belle intenzioni o del bene che sappiamo fare. Non le disprezza, ma sono fuori delle sue categorie. Dio non vuole le nostre cose, al contrario Lui si fa dono per noi e ciò che ci chiede è solo che noi siamo disponibili ad accoglierlo. Pertanto la prospettiva è semplicemente rovesciata: se vogliamo prepararci all’incontro con il Signore, cerchiamo di guardare a Lui che si fa dono per noi e più gli permettiamo di entrare nella nostra vita, più noi saremo realizzati. La dinamica con Dio è sempre questa: Lui agisce e noi lo accogliamo. Potrebbe sembrare passività, ma in realtà quella che ci chiede il Signore è l’attività più profonda, perché ha come conseguenza l’identificare la nostra vita con la sua.

Allora credo sia importante guardare il dono nelle sue caratteristiche, per saperci meravigliare; per saperlo apprezzare; per saperlo riconoscere e gustare. Il dono è il donatore. Noi siamo abituati a ricevere e donare cose e non ci accorgiamo che non sono altro che forze alienanti: riempiamo i bambini di regali (S. Lucia, babbo Natale, compleanno) e alla fine è tutto materiale da smaltire, mentre i bambini giocano con un manico di scopa che fa da fantasioso manubrio di una altrettanta fantastica moto; regaliamo gioielli come segno di amore imperituro e poco tempo dopo non si sa a chi darli perché il rapporto si è rotto. Nel dono “consumistico” manca la persona del donatore. Non si è ancora capito che l’unico dono possibile è se stessi, facendosi disponibili all’altro, entrando nella vita dell’altro. Dio si muove così, si fa dono a noi, entra nella nostra vita per farci partecipi della sua.

Il dono porta con sé una carica così forte di novità che è capace di destabilizzare la persona, di sconvolgerla nelle sue sicurezze più radicate, perché nel dono si riconosce la disponibilità dell’altro; apre un mondo nuovo che tu non prevedevi; cambia la tua vita dal di dentro, ti induce a scoprire strade nuove, a guardare verso orizzonti pieni di luce. Lascia meravigliati e senza parole, ma pieni di entusiasmo e di certezze nuove siamo capaci di percorrere le strade della vita. Il dono commuove perché rivela le pieghe più nascoste di chi ti ha pensato. Infine il dono è capace di trasformare le persone perché ciò che non riesce a fare il ragionamento, lo fa l’intuizione di un sentimento che cambia la vita dell’uomo.

L’umanità aveva veramente bisogno di un dono così grande e perfetto, perché vive da sempre la sua solitudine che nessuno sa colmare, né le forze del ragionamento, né quelle delle armi che tentano di soggiogare i popoli, né quelle della ricchezza economica che esclude gli ultimi, ma solo la ricchezza infinita di un amore che si fa dono è capace di colmare il vuoto e dare un impulso nuovo   perché ogni uomo si senta figlio dell’unico Dio.