Libri vacanze

“Letti per voi!”: i libri per le vostre vacanze selezionati da Luca Cremonesi

20 Luglio 2023

Mentre scrivo questi consigli ascolto il premio Nobel per la Letteratura 2016, e cioè Bob Dylan. Quindi vi consiglio di mettere sul giradischi quella che ormai si deve chiamare produzione letteraria, e non solo “disco”, del Nostro. In particolar modo l’ultima fatica, e cioè “Shadow Kingdom”. Un lavoro che celebra un grande artista. Non è un testamento. Si può dire, volendo, che si tratta di un nuovo tassello del grande mosaico che forma la sua opera. Uno dei meno immediati da capire e da cogliere. Proprio per questo lo si deve, ancora una volta, ringraziare, perché ci ha reso consapevoli di qualcosa che ci sta accadendo attorno. Come d’altronde ha sempre fatto, dai lontani anni ’60, epoca in bianco nero, dell’ombra, dunque, rispetto ovviamente al technicolor digitale che viviamo. Questo è il primo consiglio.

Poi, sempre mentre mi accingo a scrivere questo pezzo, mi arriva la notizia che Milan Kundera non è più con noi. Un altro Nobel mancato che se ne va. Ok, il suo capolavoro lo conoscete tutti e tutte. Io però vi consiglio il breve “Un Occidente prigioniero”, uscito pochi mesi fa, ritratto secco e asciutto di chi siamo oggi. Poi “La lentezza”, uno dei valori, come diceva Calvino, da riscoprire. Però, a pensarci bene, leggetevelo tutto, (ri)scoprirete un gigante della letteratura che se ne va, e ci lascia più soli. Come d’altronde è successo, poche settimane fa, con Cormac McCarthy, altro Nobel mancato, e altro pezzo della grande storia della letteratura statunitense che ci lascia. Avevo appena finito il suo ultimo libro, la prima parte della nuova fatica, “Il passeggero” (a settembre esce la parte due). Che dire, se volete masticare amaro e sentire come stanno, oggi, i nostri liberatori di 80 anni fa, non dovete far altro che prendere questo che, a tutti gli effetti, come ha ben evidenziato Nicola Lagioia, non è affatto un libro da fine del Mondo, e neppure della vecchiaia. Si tratta di un grande romanzo americano, come d’altro canto la sua Trilogia della Frontiera (“Cavalli selvaggi”, “Oltre il confine”, “Città della pianura”), e il suo pluricelebrato “La strada”. Tutti libri da leggere, senza se, e senza ma.

E se gli omaggi li abbiamo fatti, e non poteva che essere così, ora vediamo cosa ci propone il mercato. L’ultimo di Simenon (ultimo tradotto, ovviamente) “Delitto impunito”, è il romanzo perfetto. Un delitto per gelosia. Poi, all’improvviso, anni dopo, il morto non è tale, e appare davanti al presunto assassino. Stuzzicati? Lo spero, perché la trama è geniale. Marco Balzano, invece, arriva in libreria con un libello di racconti che vanno bene per distrarsi, giusto quello che serve fra un bagno e l’altro. Non di più, ma servono anche quelli. Il suo nuovo libro è “Café Royal”. Lui scrive bene, come sempre, ma questo non è certo al livello di “Resto qui”, romanzo che vi conviene recuperare, se non mi avete ascoltato due anni fa. Il libro più bello uscito in questi primi sette mesi dell’anno è senza dubbio “Non esisto” di Alberto Schiavone. La storia di Maria, donna che esce dal carcere e deve fare i conti con la realtà. Alla fine, il carcere vero quale è? Dove si trova? Davanti o dietro alle spalle di Maria? Lettura impegnata e impegnativa, ma che vi darà grandi soddisfazioni. Dario Ferrari con il suo “La ricreazione è finita” vi racconta come funziona il mondo dell’Università italiana. Io purtroppo lo conosco bene, e qui ho trovato molte conferme. Fra baronato e figli di docenti noti, oltre che favoritismi e nepotismo, il romanzo è uno spaccato di chi, e che cosa, siamo oggi, noi eredi del Rinascimento.

Emmanuel Carrère, inutile ribadire il mio amore incondizionato per la sua scrittura, torna con un reportage alla “Carrère”. Il processo del secolo in Francia, seguito in diretta giorno per giorno, e raccontato, come sempre, in prima persona. Le ultime tre pagine sono la cosa più bella che leggerete quest’anno. Come d’altronde, il libro più bello che, ad oggi, avrete nelle vostre mani, è la lunga intervista a Nick Cave, cantante australiano, uscita qualche mese fa, e intitolata “Fede, speranza e carneficina”. Non aspettatevi storie di rock, ma quello che dice il titolo del volume. La carneficina è, ovviamente, la Pandemia. Tutto il resto riguarda il rapporto con la fede di un uomo, acclamato dalle folle, che ha perso suo figlio, all’improvviso. Lettura magnifica. Come d’altronde lo è “Surrender”, biografia di Bono, tomo di 600 pagine, dove il leader degli U2 racconta la sua vita, la sua musica, il rapporto con la pace e la guerra, e l’aspetto della sua fede. Intensa, davvero, come lettura, da fare senza distrazioni.

Poi, dato che il tempo non dovrebbe mancare, in estate, vi consiglio La Trilogia di Copenaghen, e cioè “Infanzia”, “Gioventù” e “Dipendenza”, di Tove Ditlevsen, autrice che ci regala uno spaccato della sua tragica esistenza e, allo stesso tempo, lo specchio di una società, quella nordica, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, fino agli anni ’80. Non è tutto oro quello che luccica, e meno male. Leggeteli in ordine, pur se il secondo e il terzo hanno una marcia in più. Un altro volume che non nasconde lo sporco sotto il letto, è “Il caso Wels” di Vittoria Maria Passera. Un bel romanzo, davvero. Con finale “inatteso”. Amore e violenza, un mix che anima la storia della narrativa fin dai suoi inizi. Qui, l’autrice, con sapienza, costruisce una storia capace di raccontare temi importanti – la violenza domestica, la violenza contro le donne, ma anche la giustizia e la vendetta – con grande capacità di distacco. Non c’è moralismo, ma solo uno sguardo su quanto accade. Non solo, i due personaggi chiave, il ragazzo e la dottoressa che lo segue nella sua discesa all’inferno, sono costruiti davvero ad arte. Un romanzo che non vi darà tregua, fino alla fine.

E se ancora avete spazio in valigia, vi ricordo che è uscito il nuovo saggio di Giordano Bruno Guerri, dedicato interamente al Vittoriale, l’ultima grande fatica del Vate D’Annunzio. Ad ottobre Guerri verrà a Castiglione delle Stiviere a presentarlo, non mancate. In ogni caso, “Gabriele D’Annunzio. La vita come opera d’arte”, è un bel volume, ricco di aneddoti, su questa magica dimora del Lago di Garda. Non ultimo, vi consiglio Tommi Kinnunen “All’incrocio delle quattro strade”, romanzo che, meritatamente, ha vinto l’ultima edizione del Premio Acerbi. Storia di tre donne, tre generazioni diverse, che vivono e convivono insieme. Una saga famigliare al femminile, con molto da insegnare, a tutte e, soprattutto, a tutti noi.

Il bis parte con Igor Cipollina, con il suo nuovo romanzo, e cioè “La bottega delle illusioni”. Storia italianissima, nella provincia del Sud, fra chiacchiere e segreti, ci scappa il morto. Serve trovare chi sia stato. Ma le storie si intrecciano, si accavallano e si mescolano. Sembra che in quella bottega, insomma, ci sia passata non solo la storia locale, ma quella di molti noi. Fra segreti, vizi e virtù. Come classico, il compito per l’estate è riscoprire Kurt Vonnegut, e leggere, o rileggere, “Mattatoio n. 5”, volume giustamente definito il grande classico contro la Guerra. E noi, purtroppo, stiamo vivendo ancora in tempo di Guerra.

Per chiudere, poi, con due libri dedicati al mare e alle divinità. In primis, “Mare, poeti ed eroi” di Giuseppe Zanetto, un’agile guida fra alcune isole greche per seguire dei, uomini e donne, storia e leggenda, mito e realtà. Il secondo, invece, “La Sicilia degli dei. Una guida mitologica” di Giulio Guidorizzi. Se avete già letto il suo “Il mare degli dei. Guida mitologica alle isole della Grecia”, sapete di cosa si tratta. Una guida, colta e dettagliata, sulle divinità greche in Sicilia. Per scoprire come gli antichi greci, sì proprio loro, amavano così tanto la nostra Sicilia, da averla trasformata in una piccola Grecia. Una piccola patria, del tutto simile alla loro. Ci sarebbe da imparare, oggi, anche da questo… Buona estate!

Luca Cremonesi