Tempo di gioia a Castel, per l’ordinazione diaconale di Luca Campagnoli

18 Gennaio 2023

La comunità del Seminario e la Chiesa mantovana annunciano un evento di grazia: Luca Campagnoli riceverà l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani del vescovo Marco e la preghiera della Chiesa domenica 5 febbraio alle ore 16.30 nella chiesa Nuova di Cerese.

Luca è nato a Mantova nel 1996. È originario di Cerese, e da otto anni frequenta il cammino in Seminario. Dopo il diploma di cuoco alla scuola alberghiera di Valeggio, la cucina rimane una sua grande passione, insieme all’Inter e al desiderio di conoscere il mondo e le sue varie culture. Dopo i primi due anni di seminario passati in parrocchia a Cerese, ha prestato servizio per quattro anni nella parrocchia di Sant’Antonio e uno in quella di Bancole. Da circa un anno e mezzo è in servizio nella parrocchia di Castel Goffredo e nell’unità Pastorale “Madonna del Dosso”. Gli abbiamo rivolto qualche domanda sul suo cammino vocazionale:

La Chiesa mantovana ha riconosciuto la serietà del tuo cammino così da conferirti il ministero del diaconato, in attesa di quello del presbiterato. Quali sentimenti ed emozioni stanno attraversando il tuo cuore in queste settimane?
Quello che sto provando è una gioia profonda e tutt’atro che banale. Una “gioia seria”, la definirei. Gli incontri vissuti, i momenti condivisi e il ricordo di tante persone conosciute in questi anni mi tornano alla mente e riempiono il mio cuore. Dall’altra parte non posso nascondere le paure, i dubbi e le preoccupazioni, che non annullano la felicità, ma la educano. È una gioia seria perché ricca della fiducia che mi viene data dalla Chiesa mantovana.

Le scelte a cui approdiamo nella vita sono, il più delle volte, l’esito di un lungo cammino. Ci potresti raccontare il tuo?
Famiglia, scuola e Seminario. Forse sono queste le tre principali tappe della mia vita, non separate o semplicemente consequenziali l’una all’altra, ma cresciute insieme a tutta la mia persona. Ho avuto la fortuna, per la quale sempre ringrazio il Signore, di nascere in una bellissima famiglia che mi ha insegnato i valori più importanti e ha sempre sostenuto il mio cammino. Gli anni della scuola, in particolare quelli all’Istituto alberghiero di Valeggio sul Mincio, si sono uniti alla mia crescita nella fede. Mentre imparavo ad apprezzare sapori, profumi e colori dei piatti, scoprivo (il più delle volte inconsciamente) anche gusti, profumi e colori della vita, così come la vede Dio. Il sapore vivace delle relazioni, i mille colori delle esperienze vissute da animatore e il saper affrontare i momenti più amari sono stati il menù che mi ha fatto crescere. Infine la scelta di entrare in Seminario e vivere questi anni affidandomi alla sapienza della Chiesa. La comunità del Seminario è stato il dono più bello di questi anni. Il luogo dal quale oggi posso dire il mio piccolo “sì”. Le comunità parrocchiali nelle quali ho vissuto (Cerese, Cappelletta, Sant’Antonio, Bancole e Castel Goffredo), mi hanno mostrato i mille volti diversi della Chiesa, ma solo insieme mi hanno aiutato a incontrare veramente Cristo nel suo corpo.

Mai come in questo tempo le scelte definitive di vita appaiono sempre più rare. Oggi si dice che la libertà consiste nel poter sempre e comunque tenere aperte tante porte. Cosa ti rende sicuro nella scelta che stai compiendo?
Le porte aperte rimangono. Sempre nella vita siamo liberi. Tuttavia dobbiamo avere coscienza che ogni scelta che compiamo ci apre nuove possibilità, mentre altre opzioni vengono lasciate indietro. Essere liberi in Cristo vuol dire avere la certezza che la meta della vita è essere uniti a Lui, mentre ciò che ci rimane da fare è discernere la strada per raggiungere questa unione. Fare scelte è cercare la volontà di Dio, anche sbagliando, ma sapendo che se siamo fedeli nulla ci potrà separare dal suo amore.

La vita che scegli comporterà anche lo stato di vita celibatario. Sono tante, anche nella Chiesa, le voci critiche sul celibato dei preti. Quali sono le ragioni che stanno alla base della tua scelta, senz’altro controcorrente?
Se questo è l’aspetto che suscita le critiche maggiori, allora forse è quello più necessario. Il celibato è sicuramente una scelta importante e da non sottovalutare. Lo stesso vescovo Marco più volte ci ha ricordato che è da intendere come “una vocazione dentro la vocazione”. Penso però che il dono del celibato possa ancora parlare alla Chiesa e dirci che c’è un modo di vivere che è totalmente orientato verso il Regno di Dio. Il celibato come scelta, infatti, non è l’assenza di matrimonio, ma la totale dedizione alla causa di Cristo e della Chiesa.

Cosa ti senti di dire ad altri ragazzi che stanno coltivando nel cuore scelte definitive come la tua?
A loro dico: Coraggio! A volte abbiamo paura di ascoltare il nostro cuore, ci buttiamo a terra per i mille dubbi. Serve alzarsi, guardare le cose da un’altra prospettiva e cercare validi compagni di viaggio che sappiano consigliarci.

Visto che hai la passione della cucina, se dovessi immaginare il tuo futuro, a quale “piatto” lo paragoneresti?
Sicuramente ai tortelli di zucca, per due motivi. Il primo per il profondo legame alla terra mantovana. Un futuro dentro questa Chiesa e al suo servizio. Un futuro dentro la tradizione mantovana, ma mai chiuso in sé stesso. Infatti anche i tortelli mutarono profondamente con l’arrivo delle nuove varietà di zucche importate dalle Americhe. L’altro motivo è legato al fatto che, secondo alcuni, i tortelli si trovano nel posto sbagliato del menù: un dolce come primo piatto. Una dolce sorpresa quando ci si aspetterebbe un sapore più salato. Così può essere la Chiesa nei prossimi anni: una dolce scoperta per chi si lascia sorprendere da Cristo.

Don Giampaolo Ferri (dal sito della diocesi di Mantova, per gentile concessione)