Don Bergamaschi: l’alfabeto del Coronavirus o della Rinascita (4a puntata)

22 Febbraio 2021

Anche questa settimana continuo a proporvi un particolare alfabeto per la rinascita, perché la speranza è più forte del virus e della morte. Quindi continuiamo con la prossima lettera:

L … come “Liturgie”.

Questa primavera siamo rimasti senza liturgie. Come gli ebrei che per un lungo tempo, in esilio lontano dalla loro patria, furono privati del santuario, del sacerdozio, del profeta, così siamo stati noi, per tre mesi, non abbiamo potuto celebrare col popolo. Non avevamo la Messa, non abbiamo potuto fare la Comunione. La ragione è da ricondurre alle necessarie precauzioni di contenimento della diffusione del virus. Vero è che adesso celebriamo. E in sicurezza. Ma allora forse non si conosceva ancora bene cosa poter fare e cosa no. Alcuni hanno rimproverato la Chiesa, i vescovi in particolare, di non aver avuto il coraggio di opporsi a queste regole, persino accusandoli di mancanza di fede. Certo molti fedeli, col buon senso, suggerivano da fare quello che stiamo facendo adesso. La storia dirà forse un giorno se la scelta fatta è stata giusta oppure no. Intanto cogliamo da questo disagio un grande desiderio nel popolo di Dio della Santa Messa e della Comunione Eucaristica. Questo non può che essere una cosa bella. Il disagio, non compensato dall’assistenza a celebrazioni e preghiere trasmesse sui social o per televisione, ha evidenziato anche il bisogno di comunità, bella o brutta che sia, ricca o povera non importa, ma che ci sia. Scrive Romano Guardini:” La liturgia non è opera del singolo, bensì della totalità dei fedeli. Questa totalità non risulta soltanto dalla somma delle persone che si trovano in chiesa in un determinato momento, e non è neppure l’assemblea” riunita. Essa si dilata piuttosto oltre i limiti di uno spazio determinato ed abbraccia tutti i credenti della terra intera” (Romano Guardini, Lo Spirito della Liturgia, Brescia, Morcelliana). Ci è mancato e per molti manca ancora anche adesso, il ritrovarci e pregare insieme nelle nostre chiese. Il popolo ha dimostrato di aver compreso la lezione della priorità della liturgia nella sua vita spirituale. Le parole di Paolo VI di fatto sono entrate nel cuore della nostra gente; egli disse concludendo il 2° periodo del Concilio Vaticano II: nella liturgia “noi vi ravvisiamo l’ossequio della scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto, la preghiera prima nostra obbligazione; la liturgia prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano con noi credente e orante, e primo invito al mondo, perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l’ineffabile potenza rigeneratrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane per Cristo Signore e nello Spirito Santo” (Paolo VI, Dal discorso di chiusura del 2° periodo del Concilio Vaticano II, 4 dicembre 1963).

M … come “Morte”.

Nel lokdown ci è stata impartita una dura e dolorosa lezione: le bare accatastate, senza fiori, portate via in modo così anonimo su camion militari, senza essere state nemmeno toccate dai parenti stretti. La morte ha fatto irruzione violenta nella nostra vita. Fino ad ora lo sforzo era rimuoverla dalla nostra vita privata e sociale. Non ci si doveva pensare, era diventata un elemento ingombrante nella nostra vita sociale. Ora abbiamo compreso che non si può non fare i conti con la morte; essa è una realtà con la quale stabilire comunque un rapporto. La pandemia ha fatto scattare in tutti, nella scienza, nella politica, nell’economia, nella religione, una gran voglia di vivere. La pandemia è certo una lotta tra vita e morte. Chi ha vinto? C’è un anelito di vita che è insopprimibile. E anche in questa terribile calamità, nonostante le tante morti della nostra comunità, la vita vuole e deve trionfare.

N … come “Natura”.

Colpisce la breve nota di Aldo Grasso:” I cieli non sono mai stati così limpidi, ci assicurano i satelliti dell’Ente spaziale europeo. “E’ la prima volta che vedo questo effetto di ripulitura dell’aria in un’area così vasta”, sostiene una ricercatrice della Nasa. L’acqua è tornata limpida persino in laguna, a Venezia. E il paradiso terrestre sognato da Greta Thunberg, quel cielo di Lombardia così bello quando è bello, è il nuovo mondo invocato da Jeremy Rifkin, l’altra mattina, a ‘Radio anch’io’, frutto della resilienza, la parola epidemica che risolve i problemi. Un paradiso terrestre da cui però è scomparsa l’umanità, in segregazione domiciliare per via della quarantena. Per fortuna c’è Internet a salvare i nostri rapporti, a permetterci di lavorare, ad avere ancora il mondo a portata di clic. Nei confronti dell’ambiente abbiamo commesso imperdonabili errori, ma il progresso (che ci ha consentito di realizzare tantissimi sogni, tra cui il web) ha un costo:” Sogni gratis non ce ne sono, è sempre questione di energia” (Antonio Pascale). Acqua azzurra, acqua chiara ma anche benessere, salute pubblica e acqua calda. Non ci resta che la via del compromesso tra il rispetto dell’ambiente e l’irrinunciabile: è la via più difficile, la più complessa, ma la sola praticabile. Altrimenti la decrescita felice sarà solo infelicità crescente, un accidioso lockdown” (Aldo Grasso, ‘Corriere della Sera’, 19 aprile 2020).

L’organizzazione Mondiale della Sanità ammonisce che l’inquinamento da polveri sottili (causato da un complesso di fattori che includono riscaldamento domestico, modalità di produzione, di trasporto e di condizioni climatiche) è responsabile solo in Italia di circa 219 morti al giorno. Alcune prime evidenze empiriche rafforzano il sospetto che questo cortocircuito tra ambiente e salute abbia aggravato gli effetti del Covid-19 in alcune regioni del Nord del Paese. Quanto basta per rivedere il nostro rapporto con la natura per uno sviluppo si, ma sostenibile.

(continua la prossima settimana).