“Lo Spirito è su di me”: il commento di don Trivini al Vangelo della domenica

22 Gennaio 2022

In questa domenica la Liturgia vuole mettere alla nostra attenzione la presenza e la portata della Parola di Dio nella nostra storia. Il popolo eletto, sostenuto dai profeti durante l’esilio, era ritornato in patria desideroso di ascoltare quella Parola che da tanto tempo non sentiva più. Cristo si presenta nella sua patria come “Parola” consacrata dallo Spirito. Altre volte mi sono fermato a considerare la presenza della Parola di Dio nella nostra storia. Credo che sia sempre una scoperta continua da fare, anche perché nel nostro tempo la parola non ha più la portata che dovrebbe avere. L’immagine, l’uso dei social molte volte la nascondono o la soffocano. La parola è insostituibile, perché non è solo suono vocale, ma molto di più: la parola è la voce della mente, del cuore. A volte si desidera il silenzio per far riposare la mente, ma quando il silenzio diventa sovrastante e quasi s’impone sulla nostra vita, allora diventa imbarazzante e insopportabile. Parlo soprattutto non del silenzio che segue l’attività dell’uomo, ma di quel silenzio che è capace di soffocare il fiato in gola, perché ti toglie ogni prospettiva. Nel totale silenzio non sai più chi sei e nemmeno dove sei e più si prolunga, più aggrava la situazione perché subentra la paura che ingigantisce tutte le cose.

In questa sorta di silenzio si eleva una voce. E’ un’ancora di salvezza, perché allora percepisci di non essere solo. Quella voce ti restituisce a te stesso. Forse non abbiamo mai pensato a sufficienza questa dimensione della Parola di Dio. Mettendola molto in alto come evento puramente spirituale, l’abbiamo spinta fuori dalla nostra esperienza di persone. E’ diventata astratta, al massimo fonte di moralità, precetto da osservare, non evento capace di suscitare tutta la nostra meraviglia perché è salvezza. Cristo, la Parola del Padre incarnata, si presenta con la garanzia dell’unzione Spirito Santo. E’ la garanzia più profonda, perché è la verità che s’impone sull’errore, la luce che dissipa la tenebra, la voce autentica che rompe il silenzio. Il dialogo che si apre per noi.

Il dialogo che Dio vuole aprire per noi non sono parole come le nostre che si perdono nell’aria, ogni Parola di Dio è un dono di comunione che Dio opera per noi. Parlandoci ci fa conoscere i suoi progetti; ci dice la sua volontà; ci comunica il dono della sua presenza, ci dona se stesso. Tutto questo è vita. Qui credo dobbiamo vedere l’avvenimento che ci coinvolge e ci trasforma. Dio che ci parla cambia radicalmente la nostra vita. E il cambiamento più radicale in noi è l’ascolto. Sì, perché quando la persona si mette in ascolto fa una operazione profonda, perché non si tratta semplicemente di qualcosa di esteriore, ma di coinvolgimento di tutta la persona. Anzitutto richiede disponibilità, che a noi sembra quasi un rinunciare a noi stessi, alla nostra posizione, ma in realtà dovrebbe essere uno sgomberare il campo da eventuali ostacoli a lasciar entrare proposte nuove. In secondo luogo l’ascolto significa portare l’attenzione all’altro accettando che abbia qualcosa in più di quanto possiamo avere noi. Inoltre è gioire delle idee nuove recepite, perché ci arricchiscono la mente e il cuore. Infine non dimentichiamo che ascoltare è accettare che un’altra persona ci faccia dono di se stessa e quindi possa entrare nella nostra vita.

Don Luigi Trivini