“Venite e vedrete”: il commento al Vangelo della domenica di don Trivini

15 Gennaio 2022

L’inizio del Vangelo di Giovanni è parallelo all’inizio della Genesi: tutti e due iniziano con “In principio”; nella Genesi segue la settimana della Creazione; nel Vangelo di Giovanni segue la settimana della costituzione del gruppo degli Apostoli (la nuova Creazione). Come nella Creazione “Dio disse e le cose furono”, qui il Verbo costituisce la Nuova Creazione.

Il progetto di salvezza è contenuto in questo messaggio: Cristo viene ad annunciare e a realizzare la “Nuova Creazione”. Non immaginiamola in dimensioni temporali, ma qualitative. Ce lo dice S. Paolo, l’uomo vecchio è quello che si avvinghia alla dimensione terrena e cioè: pensare che la vita sia tutta qui; lavorare per finalità che si esauriscono in questo tempo; costruire rapporti che travolgono i valori morali; permettere che l’ingiustizia e il profitto personale guidino le nostre scelte, sottovalutando o addirittura calpestando la persona di chi ci sta di fronte;  cercare ciò che può soddisfare le nostre esigenze immediate; escludere Dio dalla nostra vita perché abbiamo la sensazione che ci impegni troppo o ci soffochi la nostra libertà;  Tutto questo e molto altro ci dice che il nostro progetto di vita è legato a quello che S. Paolo definisce l’uomo vecchio.

Il nuovo che è portato da Cristo è semplicemente un ribaltamento di tutte queste prospettive: la vita non consiste nell’avere tanto, né di cose, né di tempo; non c’è la fortuna che ci assiste e la sfortuna che ci perseguita: l’essenziale del nostro vivere è il rapporto che Dio vuole avere con noi per farci trovare il senso di tutto ciò che noi incontriamo. Facciamo fatica a fare questa conversione basilare: se viviamo nella prospettiva di avere tempo, soldi, benessere, fama … ci costruiamo una gabbia ingannevole che ci lascerà sempre delusi. Cristo, uomo vero, è venuto a portarci uno schema di vita impostato sul rapporto. Lui l’ha realizzato per primo, stabilendo un rapporto nuovo con Dio e con tutti quelli che ha incontrato.

Ci può fare difficoltà questo modo di intendere? Proviamo a verificarlo un attimo: il possesso delle cose inizia dalla nostra sete di avere, che però non viene mai soddisfatta pienamente. Ad una cosa conquistata si crea il desiderio di un’altra da conquistare. Il rapporto invece inizia nell’accettare l’altro nella nostra vita; è una apertura verso l’altro, una disponibilità a dare all’altro e a ricevere dall’altro. Ma a questo punto si dona e si riceve soltanto se stessi, vale a dire i valori che sostengono il nostro vivere, le nostre convinzioni, le nostre sicurezze o fragilità, In questo senso Cristo è “la novità”, perché supera i vecchi schemi riguardanti la vita della persona, schemi ai quali siamo legati e che ci dominano normalmente. La chiamata degli Apostoli, segno dell’inizio di un mondo nuovo ci dà la certezza che Dio realizza il suo piano di salvezza e Cristo ne è l’attore principale. Noi con Lui siamo coinvolti, ma non dobbiamo aspettarci un cambiamento esteriore che si imponga alla nostra osservazione, bensì un modo nuovo di essere insieme, tale da far emergere la realtà più autentica e profonda della nostra vita umana: la figliolanza con Dio e la fratellanza tra di noi.

Don Luigi Trivini