Per l’ultima volta, essendo ormai giunti al termine di questo piccolo percorso, procediamo nell’analisi del nostro speciale “alfabeto” per la rinascita, perché la speranza è più forte del virus e della morte.
U … come “Umanità”.
Nell’evento tragico della pandemia sono emersi in tutta la loro forza il valore e la bellezza dell’umanità. Paradossalmente, persino la fragilità umana così evidente negli innumerevoli malati ricoverati o rimasti chiusi in casa ha evidenziato questo grande valore. Nel momento in cui l’umanità è apparsa in tutta la sua debolezza, al tempo stesso è cresciuta sempre più la considerazione della sua preziosità. Per un uomo così fragile e debole si sono spesi infatti tanti uomini e donne, hanno persino dato la loro vita medici e infermieri. Non solo: Dio stesso per questa creatura ha dato sé stesso. Ho riletto più volte in questo tempo di pandemia il meraviglioso Salmo 8 che scelsi per il giorno della mia ordinazione sacerdotale:” … che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato …”. Per questo, a quest’uomo ridotto oggi così miserevolmente in niente da un nemico invisibile, come è il Coronavirus, il Signore ha dato il primo posto nella creazione facendolo ‘poco meno di un dio’ e dà la sua vita per mezzo di Gesù, suo Figlio. Si chiedeva San Bernardo:” Non domandare, uomo, che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto Lui. Da quello a cui giunse per te, riconosci quanto tu valga per Lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità. Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato” (Bernardo di Chiaravalle, Discorso 1° per l’Epifania, 1-2). Anche di fronte alla super esaltazione della tecnologia, che in questo tempo ci è stata di grande aiuto, è emerso tuttavia come prima e soprattutto ci sia l’uomo che l’ha inventata e che è comunque superiore ad ogni social o mezzo tecnico, se si sente sempre di più invocare, anche dai giovani, la necessità di vedersi, parlarsi, ridere, arrabbiarsi e giocare insieme con i nostri corpi, ‘di poco inferiori a un dio’.
V … come “Vita – Vita eterna”.
Davanti a me scorrono le immagini di quella fila di automezzi militari che trasportavano le bare dei nostri fratelli e sorelle ai diversi cimiteri italiani. Immagini tanto più laceranti se pensiamo che questi nostri fratelli e sorelle se ne andavano senza una carezza, un saluto, un abbraccio da parte dei loro cari. E anche perché non avevano avuto degna sepoltura con rito religioso adeguato. Sì, il Coronavirus ci ha costretto a riflettere sulla morte. La morte, potremmo dire, ci è passata accanto, anzi ci sta raggiungendo anche adesso. Ma per noi credenti è stata l’occasione per ringraziare del dono della vita e riaffermare la nostra fede nella vita eterna. Diciamo nel Credo niceno-costantinopolitano:” Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen”. E in quello apostolico:” Credo la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”. Guai se mentre camminiamo lungo le strade di questo mondo perdiamo di vita la meta. Ci avverte San Gregorio Magno:” Se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare” (S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 14,3-6).
Z … come “Zaino”.
Zaino evoca la parola “viaggio”. La nostra vita è un viaggio, un cammino; ha una meta. Zaino è l’equipaggiamento che ci portiamo dietro, richiama la parola ‘essenzialità’. Nello zaino metti ciò che ti serve veramente, di cui non puoi fare a meno; il resto lo lasci a casa. In questo zaino vorremmo mettere le parole di questo alfabeto. Sono tante, è vero: ma sostanziali ed essenziali.
NB: nonostante ci troviamo nella stessa situazione dello scorso anno e sembra di non vedere la fine di questa emergenza sanitaria, con la precarietà dei dpcm e della strategia vaccinale, continuo ostinatamente a pensare a una rinascita, perché una vita nuova è sempre possibile. La Pasqua liturgica, ormai vicina, in Cristo Risorto mi dice continuamente che da Lui tutto può rinascere, rivivere, a vita nuova. Ma a partire dal Risorto: aveva ragione in tutto quello che diceva e insegnava. Basta ascoltarlo. La vittoria in Lui è assicurata. Buona Pasqua, buona rinascita.
(Fine)